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White Noise, il rumore bianco di Noah Baumbach

Dopo essere stato il film d’apertura della scorsa edizione del Festival del Cinema di Venezia, Rumore Bianco (titolo originale White Noise), è approdato su Netflix lo scorso 30 dicembre. Adattamento cinematografico dell’omonimo -ed impossibile- romanzo di Don DeLillo, White Noise vede nel cast la presenza di Adam Driver e Greta Gerwig che, diretti ancora una volta da Noah Baumbach, risollevano le sorti di un lungometraggio confuso ma al contempo ambizioso. Ecco la nostra recensione.



Anno: 2022

Regista: Noah Baumbach

Attori: Adam Driver, Greta Gerwig, Don Cheadle, Raffey Cassidy, André Benjamin, Jodie Turner-Smith, Lars Eidinger

Paese: USA, Regno Unito

Durata: 136 min

Distribuzione: Netflix

Sceneggiatura: Noah Baumbach

Fotografia: Lol Crawley

Montaggio: Matthew Hannam

Produzione: Passage Pictures, Heyday Films


RECENSIONE

Data d’uscita in Italia: 30 dicembre 2022 (Netflix)

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Voto: 7

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Genere: Commedia, giallo, drammatico


Anni ’80. Jack (Adam Driver) è un rinomato professore di Hitlerologia- corso da lui inventato e dedicato allo studio di Hitler- padre di famiglia, sposato con Babette (Greta Gerwig). La vita dell’apparente tranquilla famiglia viene sconvolta in seguito ad una fuga di sostanze chimiche, che li costringe ad un’evacuazione. Dopo l’evento nulla sarà più come prima, e i segreti all’interno della famiglia verranno a galla, portando gli stessi membri ad un inevitabile confronto. Noah Baumbach, dopo il successo di Storia di un matrimonio, torna a collaborare con Netflix per quello che è il film più coraggioso e rischioso della sua carriera, portando al termine il compito da lui prefissato, seppur con riserva.


White Noise è un costrutto dalle pretese elevate, inserite all’interno di un’opera registica- quella di Baumbach- che vuole andare oltre alle proprie consuetudini, per imprimere su di essa una nuova e completamente rinnovata identità. Ma si sa, non sempre le cose vanno come vorremo, ed è proprio questo il caso di White Noise, che investito da tali pretese cade nella trappola tesa da lui stesso, risultando in molte occasioni confuso, indecifrabile e con una storia che, per certi versi, nemmeno esiste o viene del tutto surclassata, portando lo spettatore a chiedersi: che cosa sto realmente vedendo?


Tutto viene ridotto ad un rumore bianco, un rumore di sottofondo imprecisato, alla quale ormai non si fa più nemmeno a caso. L’esempio lampante di questa definizione lo si può facilmente ritrovare inserito all’interno del personaggio di Jack; i discorsi degli altri passano in secondo piano, il mondo stesso e i suoi avvenimenti passano in sordina, e per Jack esiste solo se stesso, tra propri ideali e proprie convinzioni. Nemmeno di fronte ad un evento di notevole portata, come può essere la fuga di una nube tossica, Jack storce il naso, e continua imperterrito il suo cammino.


L’impresa di adattamento di un romanzo complesso e sostanzioso come questo non soddisfa pienamente perché a tratti troppo superficiale e macchinosa. Una commedia che non osa e non rischia, rimanendo fin troppo livellata e contenuta. La sceneggiatura è scarna, saltando da un evento all’altro senza apparente filo logico, creando un lungometraggio che tanto intrattiene quanto confonde. Le interpretazioni salvano il film da quella che potrebbe essere una caduta in un baratro senza fondo, specialmente Adam Driver che ritrae perfettamente un personaggio criptico ed enigmatico. Un’occasione non pienamente sfruttata da Baumbach, che aveva tutte le carte in regola per sfondare.




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