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SMILE- UN VIAGGIO INQUIETANTE ALL'INTERNO DELLA PSICHE UMANA

Negli ultimi giorni, negli Stati Uniti, una campagna marketing a dir poco angosciante ha visto, durante i match di baseball, persone guardare fisse in camera con un sorriso agghiacciante e penetrante, una scelta così sconvolgente che ha portato chiunque a sapere dell’imminente uscita al cinema del nuovo film della Paramount Players, “Smile”.

Genere: Horror psicologico

Anno: 2022

Regia: Parker Finn

Attori: Sosie Bacon, Jessie T. Usher, Kyle Gallner, Caitlin Stasey

Paese: Stati Uniti

Durata: 115 min

Distribuzione: Paramount Pictures

Sceneggiatura: Parker Finn

Fotografia: Charlie Sarroff

Montaggio: Elliot Greenberg

Musiche: Cristobal Tapia de Veer

Produzione: Temple Hill Entertainment, Paramount Players

 

Recensione:

Voto: 7/10


Presentato questo settembre al Fantastic Fest di Austin, Parker Finn, reduce dalla vittoria del premio della giuria al South by Southwest festival, esordisce con il suo primo lungometraggio, in uscita nelle nostre sale a partire dal 29 settembre.


Il regista, dopo il premiato cortometraggio “Laura Hasn’t slept”, ha convertito gli undici minuti dello short film trasponendo le idee e i concetti all’interno di questa sua nuova, e prima, pellicola, un Horror dal forte impatto psicologico, interpretato da un eccellente Sosie Bacon, già vista da alcuni nei panni di Skye Miller nella serie tv adolescenziale di Netflix “13 Reasons Why”.

La dottoressa Rose Cotter (Sosie Bacon), psicoterapeuta all’interno di un ospedale, dopo aver assistito al suicidio di Laura Weaver (Caitlin Stasey), una paziente in preda da crisi paranoiche, inizia ad essere perseguita da strane e continue visioni in grado di manifestarsi nel corpo altrui, le stesse di cui parlava Laura prima che morisse.


Quello di cui ci vuole parlare Parker Finn è una sorta di virus psicologico che colpisce chiunque subisca un trauma, una lunga catena senza fine collega centinaia di persone, l’enigma? Come uscirne fuori, come spezzare questa catena che non ha intenzione di fermarsi. Rose, testimone da piccola del suicidio della madre, è vittima di un ulteriore trauma che risveglia quello infantile, apparentemente superato, ma più sveglio e vivo che mai.


Un tema molto delicato, poco leggero ma ben trattato, che ricorda concettualmente “Il piccolo Berto” del Triestino Umberto Saba, un film che quindi può anche essere considerato come un romanzo familiare immortalato con la macchina da presa. Una separazione che in Rose ha assunto le sembianze di una ferita mai rimarginata, una ferita che continua a farla soffrire come il primo giorno. Il suicidio della madre non costituisce un episodio qualunque, ma segna per sempre il suo destino, un evento che ha avuto ripercussioni talmente laceranti che nessun tempo è bastato a medicarle. All’origine del disturbo c’è la morte della madre, percepita come l’abbattersi su di lei di un mondo ostile, mosso unicamente dalla volontà di fargli del male.

Sottile è anche la critica nei confronti del sistema sanitario statunitense, incapace di dare il giusto e adeguato supporto nei confronti di persone affette da problemi psichiatrici, un sistema limitante, radicale e gerarchico che sembra non potere, ma in realtà non volere, aiutare chi non è detentore di un assicurazione. L’ambiente in cui si svolge questa vicenda è totalmente privo di umanità e di solidarietà ed è questo che rende l’intera visione ancora più disturbata, quasi nervosa, rende impotente chi la guarda, avere davanti a sé una persona in declino psicologico che non viene ascoltata, e nemmeno aiutata, dà fastidio allo spettatore, Rose è quasi accusata di avere una colpa, la pazzia, una pazzia che non porta supporto, ma che lo allontana, anche da parte dei propri cari.


Film che, con l’avvicinarsi di Halloween, è in grado di soddisfare a pieno le esigenze degli amanti del genere, un atmosfera da brividi accompagna l’intera durata della proiezione, una colonna sonora incalzante che dà grande ritmo e fluidità e una sceneggiatura senza arte né parte, dettagliata, forse troppo, e con qualche, non fondamentale, dimenticanza.

Ciò che perseguita Rose è l’incarnazione del trauma, i suoi scheletri nell’armadio prendono corpo distruggendola lentamente, nel mondo immaginato da Parker Finn non c’è via di fuga, non c’è quiete, viene ripresa una visione Leopardiana, una vita destinata alla sofferenza che può trovare pace soltanto attraverso la morte. Una morte vista come soluzione che si presenta con un presagio di felicità e spensieratezza, il sorriso.

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