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Piccole donne | Recensione

Adattamento del classico di Louise May Alcott, che narra la storia di quattro sorelle durante la guerra civile americana. In viaggio con la madre, Amy, Jo, Beth e Meg scoprono l'amore e l'importanza dei legami familiari.

Anno: 2019

Regia: Greta Gerwig

Attori: Emma Watson, Saoirse Ronan, Timothée Chalamet, Florence Pugh, Eliza Scanlen, Laura Dern, Meryl Streep, Bob Odenkirk, Chris Cooper, Louis Garrel, James Norton, Abby Quinn, Tracy Letts

Paese: USA

Durata: 135 min

Distribuzione: Sony Pictures / Warner Bros. Entertainment Italia

Sceneggiatura: Greta Gerwig

Fotografia:Yorick Le Saux

Montaggio:Nick Houy

Musiche: Alexandre Desplat

Produzione: Columbia Pictures


Recensione:

Data di uscita in Italia 🗓️: 09 gennaio 2020

Voto: 8/10

Genere📽️: Drammatico

Pro🔝: Dopo aver conquistato pubblico e critica con il suo Lady Bird (2017), Greta Gerwing ritorna alla scrittura e alla regia con un nuovo adattamento del celeberrimo romanzo Piccole Donne.

Al di là della meritatissima nomination agli Academy Awards come miglior sceneggiatura non originale, è doveroso sottolineare una certa crescita stilistica e tecnica nel lavoro di regista della Gerwing, che riesce a donare leggerezza e candore alla pellicola, spogliandola di inutili virtuosismi tecnici per mettere in risalto le figure protagoniste.

Rendere attuale una storia del 1800 è indubbiamente un lavoro arduo ma rendere attuale i problemi di quell’epoca, in questo caso strettamente legali alla sfera femminile, lo è ancora di più.

In un momento storico e culturale in cui una donna può o sposarsi o morire, il vero centro narrativo è l’intrinseca ribellione che pervade le figure femminili, protagonista assoluta della pellicola e il sacrosanto diritto di non accontentarsi.

La ribellione prende diverse forme a seconda dei personaggi a cui appartiene: abbiamo la ribellione di Jo, di certo più marcata e meno retorica, che si rifiuta categoricamente di sposarsi e di accomodarsi a quella vita da donna sposata che mette su famiglia, quella di Amy, che rifiuta tutto ciò che credeva di aver sempre desiderato ( e il suo “compito” all’interno della famiglia) per l’amore e quella più metaforica di Meg che invece si allontana dalla vita mondana e dai bei vestiti per stare accanto al suo amato marito e ai suoi figli, e ancora la madre di famiglia, che in un momento di devastazione e guerra, riesce ad avere il coraggio di ribellarsi alla tristezza sostituendola con la gentilezza.

Perfino la cinica zia March rappresenta un forte elemento di ribellione, tanto che lei stessa si definisce una ribelle quando sostiene che non ha bisogno di essere sposata, in quanto ricca, negando il bisogno di avere un uomo accanto per sopravvivere (tanto per citare Cher: “sono io l’uomo ricco”).

L’eccezionale cast, che vede di nuovo riuniti i giovanissimi talenti Saoirse Ronan (per questo ruolo candidata come miglior attrice protagonista ai prossimi Academy Awards) e Timothèè Chalamet, prevede al suo interno anche la nuova stella Florence Pugh (nominata come miglior attrice non protagonista e che ci aveva già conquistato con la sua performance in Midsommar) e i mostri sacri Laura Dern e Meryl Streep.

La fotografia, dà il meglio di sé negli spazi aperti, in cui le figure dei protagonisti si mischiano alle stagioni che vediamo cambiare, donando una forte connotazione di crescita umana dei personaggi.

Dal punto di vista visivo però quello che realmente intrattiene sono i costumi, curati da Jacqueline Durran, nominata, con tutto merito, agli oscar per il suo lavoro nella pellicola.

Contro❌: i tempi narrativi non sempre sono omogenei nella loro distribuzione, alcune scene o momenti risultano infatti inutilmente dilatati.

Dal punto di vista dei personaggi invece, Meg appare come un personaggio eccessivamente piatto, difetto forse da attribuire alla performance di Emma Watson, che in confronto alle sue colleghe appare decisamente sottotono e dimenticabile.

Recensione a cura di Linda Giulio

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