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Mondocane | Recensione del nuovo film con Alessandro Borghi

In un futuro prossimo, la città di Taranto è stata tagliata fuori dal resto del paese ed evacuata a causa dei danni provocati dall'acciaieria. All'interno delle recinzioni, gang criminali si danno battaglia per il controllo del territorio. Tra di esse le Formiche, un esercito di ragazzini capeggiato dal temibile Testacalda. Mentre dall'esterno la polizia cerca di mantenere l'ordine come può, i due adolescenti Pietro e Christian vengono in contatto con le Formiche e attirano l'attenzione di Testacalda, che dovrà capire quale dei due ragazzi prendere sotto la sua ala.

Anno: 2021

Regista: Alessandro Celli

Attori: Alessandro Borghi, Barbara Ronchi, Dennis Protopapa, Giuliano Soprano

Paese: Italia

Durata: 110 minuti

Distribuzione: 01 distribution

Sceneggiatura: Alessandro Celli, Antonio Leotti

Produzione: Groenlandia, Minerva productions, Rai cinema

Fotografia: Giuseppe Maio

 

RECENSIONE:

Data di uscita in Italia: 3 settembre 2021

Voto: 8

Genere: drammatico, azione

A pochissimi giorni di distanza dalla sua presentazione alla mostra di Venezia, "Mondocane" esce nelle sale italiane con l'intento di proseguire la ventata d'aria fresca che il cinema italiano sta vivendo ormai da alcuni anni. Infatti la pellicola si inserisce nel solco tracciato da registi come Daniele Misischia, i fratelli d'Innocenzo oppure Matteo Rovere. La caratteristica che unisce Alessandro Celli, il regista del film, con le altre figure è il desiderio di uscire dalla comfort zone del cinema italiano portando qualcosa di nuovo, in questo caso una pellicola post-apocalittica.

È proprio questa la caratteristica più interessante dell'intera pellicola. Infatti, anche ai tempi d'oro del cinema italiano, il post apocalittico non è mai stato un genere supportato economicamente nel nostro Paese perciò anche solo l'intento di provare a realizzare un qualcosa di diverso va apprezzato. Fortunatamente gli elogi non si fermano al solo intento siccome il lungometraggio è davvero valido e ricco di spunti di riflessione. Innanzitutto l'idea di unire il genere post-apocalittico con il film di denuncia è assolutamente azzeccata perché il fatto di ambientare la pellicola in un futuro abbastanza ravvicinato al nostro rende credibile l'evoluzione della nostra società. Già oggigiorno sentiamo, spesso, di un mondo sempre più spaccato in due (un mondo ricco e in continua evoluzione e un mondo povero, dove mancano addirittura le medicine) ed è proprio su questo tema che si concentra la pellicola. Da una parte, vediamo la Taranto ricca, piena di spiagge attrezzate, bar... mentre, dall'altra parte, nella Taranto vecchia, ci sono "gli ultimi", per citare Verga, coloro che per sopravvivere sono costretti a lottare e a rubare. E come succede già oggi nelle gang nelle periferie di città, i più piccoli sono ammaliati da figure violente e assolutamente nocive per la loro crescita ma, allo stesso tempo, sono le uniche che gli possono garantire un futuro.

È proprio questa contrapposizione tra ricchi e poveri e la difficoltà per quest'ultimi di crescere in un mondo dimenticati, ancora prima di nascere, che riesce a colpire lo spettatore. Questo dualismo funziona perché è supportato da una grandissima sceneggiatura perché tutti i personaggi sono sfaccettati e ogni singola mossa di un personaggio è contestualizzata e comprensibile. Nonostante la regia sottolinei sempre i comportamenti sbagliati di alcuni personaggi, riusciamo comunque a comprenderne le motivazioni e, inconsciamente, si è portati a tifare per il "villain" della storia, non tanto per il personaggio in sé ma come segno di ribellione nei confronti di uno stato (rappresentato dal corpo di polizia) troppo spesso assente. Purtroppo, però, è proprio in questo senso che si trova l'unico difetto, anche se non poco marginale, del lungometraggio. Se, fino a questo momento, tutte le azioni dei personaggi sono credibili, grazie appunto ad una grande sceneggiatura, il finale non riesce ad essere all'altezza di ciò che è arrivato prima. Alessandro Celli ha voluto inserire un finale positivo per la sua pellicola, come un segno di speranza, ma purtroppo stride con il forte pessimismo dell'intera pellicola; inoltre risulta molto forzato perché il modo in cui viene messo in scena è poco credibile per quello che abbiamo visto fino a quel momento in relazione alla furbizia e al coraggio dei personaggi. Perciò Il problema non è il segnale di speranza del finale ma il fatto che arrivi all'improvviso e con una cura inferiore nella messa in scena rispetto a tutto il resto.

Un elogio deve assolutamente essere fatto ad Alessandro Borghi che in questa pellicola interpreta "Testacalda", una sorta di Peter Pan che raggruppa intorno a sé bambini sperduti cercando di dargli un futuro, anche se, questo futuro, è contrassegnato da povertà, violenza e rapine. Il lavoro di Borghi è eccezionale sia nel modo di parlare sia nelle movenze perché riesce ad interpretare eccezionalmente una sorta di politico affabulatore in grado di attirare a sé bambini con la promessa di dargli un futuro migliore ma, allo stesso tempo, di utilizzarli come schiavi per le sue rapine. Ogni momento in cui è in scena non si riesce a staccargli gli occhi di dosso, è magnetico.

In conclusione, "Mondocane" è un ottimo film di denuncia e di sperimentazione nell'ambito del cinema italiano, in cui la contrapposizione, messa in scena da Celli, tra ricchi e poveri funziona e lascia qualcosa allo spettatore e, considerando che questa è un'opera prima, non vediamo l'ora di assistere al prossimo lavoro del regista.

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