top of page

LA SOCIETÀ DELLA NEVE - una storia vera fedele alla vita

“La società della neve” è una pellicola del 2024 del regista J.A. Bayona. Tratto dal libro di Pablo Vierci che raccoglie le testimonianze dei sopravvissuti al disastro aereo delle Ande. Ha partecipato fuori concorso al festival di Venezia per poi rappresentare la Spagna agli l'Oscar 2024 nella categoria Miglior Film Internazionale.


Regista: Juan Antonio Bayona

Paese di produzione: Spagna 

Uscita (streaming) : 4 Gennaio 2024

Durata: 144 minuti 

Distribuzione: Netflix 

Voto:8,5/10



Recensione:

Correva l’anno 1972, a bordo del volo 571 delle Forze Aeree dell'Uruguay si trovava la squadra di rugby degli Old Christians Club, diretta a un incontro in Cile. Affianco ai giovani giocatori sedevano familiari, tecnici, amici, per un totale di quarantacinque passeggeri compresi i membri dell’equipaggio. A causa delle turbolenze, l’aereo precipitó nel tentativo di superare la catena montuosa delle Ande, a quota 3500 metri. Dopo settantadue giorni di isolamento, solo sedici fortunati riuscirono a essere tratti in salvo.

La pellicola dà voce ai sopravvissuti, portando rispetto alle vittime e narrando la dura lotta alla sopravvivenza.


Un campo lunghissimo su un manto di neve bianca e un voice over ci accompagnano nel primissimo minuto del survival movie. Immediatamente dopo, il verde del campo da rugby, l’adrenalina della partita e l’entusiasmo della partenza. Poi il portellone dell’aereo si chiude, l’entusiasmo sale ma ben presto anche le turbolenze. Le ossa scricchiolano, si spezzano, la carne viene smembrata nello schianto violento che porterà il gruppo a ridursi in un istante. I sopravvissuti si stringono nel corpo dell’aereo tentando di ripararsi dalle temperature sotto zero. Molti non riescono a superare la prima notte, gli altri sopravvivono per oltre due mesi in condizioni talmente impossibili da poter definire questa storia un vero e proprio miracolo. 


Immediatamente inquadriamo la regia di Bayona e colpisce la sua scelta di voler rappresentare lo schianto in modo integrale, senza nascondersi dietro qualche clichè cinematografico ed enfatizzando l’atrocità e la violenza del colpo. In quei tre minuti il regista ci comunica esattamente cosa vedremo nelle due ore successive, una regia pulita ma che non rinuncia a mostrare il macabro e la desolazione.

Nella prima frazione del film, però, veniamo a conoscenza anche del vero punto di forza della pellicola: la fotografia. Pedro Luque cura quest’ultimo aspetto tecnico imprimendo la brutalità di un’ambiente tanto quieto quanto letale, alternando campi lunghissimi a primissimi piani, la luce accecante riflessa sulla neve e il buio impenetrabile della notte che silenziosamente riduce il numero dei sopravvissuti.

Un lavoro magistrale svolto anche da truccatori e costumisti, che hanno riprodotto fedelmente le condizioni dei sopravvissuti, passando da un corpo giovane a un corpo scarno, malato, scavato, segnato in volto e in molto casi, purtroppo, ad un corpo esanime mentre le didascalie ci ricordano il suo nome e cognome.

Gli indumenti stirati al momento della partenza diventano stracci rigidi sporchi di sangue che non bastano a riparare i corpi stremati dal freddo.



Ogni personaggio in questa storia è a tutto tondo e non viene ridotto a un mero strumento per far avanzare la trama. Conosciamo i protagonisti prima dell'incidente e vediamo come si adattano dopo la tragedia, diventando parte di una nuova società, bianca come la neve. Non mancano i contrasti ma la necessità di aggrapparsi l’un l’altro li sovrasta, per darsi forza e convincersi dell’impossibile: sopravvivere. C’è chi prega, chi piange e chi parte nel tentativo di salvare i compagni sovrastati dalla forza della natura.

Una storia già nota a tutti dal precedente “Alive” del 1993 , che fa ancora rabbrividire.

Tra i tentativi falliti di ritrovare la coda dell’aereo e le strategie di sopravvivenza, viene intaccata la questione etica mettendo a dura prova l’umanità dei giovani superstiti, un bivio che li porta a scegliere di accettare il necessario per sopravvivere o la morte. Inutili, a parer mio, le critiche nei confronti del buonismo del film che ci propone una visione velata del cannibalismo forse inevitabile per poter sopravvivere.

E’ una pellicola che in questo caso rinuncia alla brutalità inevitabile che avrebbe comportato il “vedere nel dettaglio”, ma che comunque arriva al punto, non come una mancanza di coraggio ma come una scelta registica assolutamente non banale ma che allo stesso tempo avrebbe dovuto concentrarsi maggiormente sulla riflessione e il senso di colpa tagliando anche qualche minuto di troppo dei 144 complessivi.



La società della neve” non si limita a raccontare la tragedia, ma si concentra su chi, quei giorni, li ha vissuti, tra fede, sofferenza e umanità. Una storia vera fedele alla vita.



0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Voto del pubblico: 

Dì anche la tuaNon mi piaceCosì cosìPiacevoleFantasticoCapolavoroDì anche la tua
bottom of page