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La passion de Dodin Bouffant: un dialogo d'amore senza tempo.

Nella sezione già analizzata “Best of 2023” della Festa del Cinema di Roma 2023 spicca un altro film vincente a Cannes. Prix de la mise en scène (Premio alla miglior regia) della 76esima Edizione di Cannes è andato, infatti, a Tran Anh Hung per il suo “La passion de Dodin Bouffant”. Bisogna ammettere che la regia di questo film è superlativa, ma ci arriveremo con più dettagli successivamente.

Data di uscita: 8 novembre 2023

Genere: Drammatico, romantico

Anno: 2023

Durata: 145 min

Regia: Tran Anh Hung

Attori: Juliette Binoche, Benoît Magimel, Patrick d'Assumçao, Emmanuel Salinger, Jan Hammenecker, Frédéric Fisbach, Galatéa Bellugi, Pierre Gagnaire, Bonnie Chagneau-Ravoire, Yannik Landrein, Sarah Adler, Jean-Marc Roulot

Paese: Belgio, Francia

Sceneggiatura: Tran Anh Hung

Fotografia: Jonathan Ricquebourg

Distribuzione: Lucky Red

Produzione: Olivier Delbosc, Bastien Sirodot, Cédric Iland

Casa di produzione: Curiosa Films, Gaumont, France 2 Cinéma

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Prima di andare sulla regia, infatti, c’è la necessità di fare una panoramica su un film molto particolare. Ci troviamo nella Francia di fine ‘800, Dodin Bouffant è un gastronomo di alta classe e di una vastissima fama. Egli spesso cucina per i suoi amici buongustai, ma non è solo. Anzi, molto del suo lavoro è dovuto alla sua storica e ineccepibile collaboratrice Eugénie, dal quale Dodin sembra non esser attratto dalla sola classe e bravura con cui la donna prepara i piatti richiesti dal nostro gastronomo. C’è quindi una duplice relazione che passa dalla cucina alla stanza da letto. Prima di ciò, però, ci sono i corridoi pieni di sospiri, indecisioni e perplessità, sentimenti che invadono Dodin quando egli vuol andare a bussare alla camera di Eugénie. In cucina invece regna la sicurezza e l’armonia che un gastronomo di quella classe si augurerebbe e di cui non potrebbe far a meno: Hung con la sua macchina da presa gira attorno a tutta la stanza, a tutti gli ingredienti, i personaggi entrano in scena (e nella cucina) con una spontaneità magnifica nonostante la velocità dei movimenti che la cucina talvolta implica.

Da qui traspare tutta la passione (ma anche pressione che sentono sia Dodin e Eugénie) che immergono lo spettatore in quest’arte e lo rendono anch’esso un collaboratore. La bellezza della messa in scena di Hung sta anche nel ritrarre i primi piani e gli sguardi che si scambiano i vari personaggi, da noi attesi stanchi e fragili, invece, nonostante gli sforzi immani e quotidiani, questi sorridono, anche di fronte alla mdp, come se ci stesserò comunicando il loro amore verso l’arte (in questo caso culinaria).

La differenza di stress tra i due protagonisti sta forse nel fatto che Dodin spesso siede con i commensali, mentre Eugénie non ha un attimo di pausa, ma quando a quest’ultima vien chiesto di condividere con quelli un pasto per poter dialogare serenamente quella dirà “dialogo già con voi attraverso ciò che mangiate”. Questo gioco di metafora della bocca assume una duplice valenza: infatti, nella casa di Dodin proprio quando si mangia si dialoga autenticamente, il dialogo tradizionale è solo un’apparente dialogo.

L’amore infatti che Dodin mostra nei confronti di Eugénie è espresso con delle frasi quali “Posso guardarvi mangiare?”, è una complementarietà poetica che trova luogo anche nelle immagini riprese dal regista francese.

Quest’ultimo è probabilmente ispirato negli esterni dall’impressionismo francese (colori alla Van Gogh), mentre negli interni si evidenzia un contrasto di luce (tipico caravaggesco, che a volte simboleggia dolore) con dei colori caldi che traspaiono dalle finestre della cucina quasi ad accentuare l’amore e il calore che provano i personaggi verso quel posto.

La mdp non si ferma quasi mai, quasi come se fosse anche lei una cuoca aggiuntiva, un’occhio meccanico che non si perde nulla con i suoi magnifici e difficilissimi piani sequenza e long take. Da pelle d’oca la panoramica a 360 gradi che chiude la pellicola facendo vedere anche il cambiamento del tempo atmosferico e la cucina che così si riempie così si svuota.

E’ un film che cerca un’elevazione emotiva e spirituale, altro che la materialità e la frenesia della modernità, un film d’altri tempi che ci parla anche di quanto sia prezioso il tempo, di sfruttare tutte le stagioni che ci offre e cogliere le meraviglie di esse anche quando il sole brucia o il freddo ci geli. E’ una storia molto lineare con una sceneggiatura molto prevedibile, ma funzionale alla duplice storia d’amore (per la cucina e per la donna).



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