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La casa di carta: parte 4 | Recensione

La banda si trova nella quarta stagione nel momento più drammatico. Il Professore è convinto che la sua amataLisbona (Itziar Ituño) sia stata giustiziata dalla polizia. Nairobi intanto sta lottando tra la vita e la morte. RioeTokyo (Úrsula Corberó), hanno scatenato un vero e proprio inferno intorno alla banca centrale di Spagna. Inoltre la banda sembra davvero sul punto di crollare e sta vivendo uno dei momenti più critici e difficili dal giorno della sua formazione.


Ideatore:Álex Pina Attori:Álvaro Morte, Úrsula Corberó, Itziar Ituño, Pedro Alonso, Alba Flores, Miguel Herrán, Jaime Lorente, Esther Acebo, Darko Peric Anno:2017 Paese:Spagna Produzione:Atresmedia, Vancouver Media Durata:43 min Stato:In produzione


Recensione:

Data di uscita in Italia 🗓️: 3 aprile 2020

Voto: 6/10

Genere📽: drammatico, azione

Pro🔝: Torna su Netflix La casa di carta, serie tv capace di diventare un vero e proprio fenomeno mediatico grazie ai milioni di fan che non aspettavano altro che vedere come il Professore se la sarebbe cavata per l’ennesima volta. Cos’è rimasto delle origini e cosa è cambiato in questi tre anni di programmazione? La vicenda riparte proprio da dove si era fermata la terza stagione: il Professore ha alle calcagna centinaia di agenti speciali, gli stessi agenti che crede abbiano giustiziato a sangue freddo Lisbona, la quale invece viene portata (in segreto) al centro operativo, per essere interrogata e ricattata dalla ex collega Alicia Sierra. Nel frattempo, all’interno della banca, il gruppo cerca di darsi da fare per salvare la vita a Nairobi, colpita al petto da un cecchino. Ciò che ha reso così seguita questa serie è il suo ritmo sempre alto, con l’aggiunta di qualche colpo di genio del Professore a sparigliare le carte in tavola. Tutto questo fortunatamente è presente in questa quarta parte de La casa di carta, soprattutto nella parte finale, adrenalinica e avvincente almeno nelle intenzioni. Il processo di scavo nel passato e nella psiche del Professore continua anche in questa quarta parte in cui ci viene messo davanti un Sergio in difficoltà, senza un piano ben definito, con troppe variabili impreviste di cui occuparsi, in balia delle emozioni che tanto aveva cercato di reprimere prima di innamorarsi di Raquel e di stringere legami affettivi con i membri della banda. Uno degli aspetti più interessanti è stato, appunto, seguire la discesa e la risalita di un personaggio da tutti creduto infallibile. Ci sarà tempo, come nelle altre stagioni, per analizzare i rapporti tra i rapinatori, ora più che mai instabili e soggetti a potenziali rivoluzioni nelle gerarchie di comando. La storia d’amore tra Tokyo e Rio, tormentato dal “trauma” della tortura, sembra essere ormai finita mentre quella tra Denver e Stoccolma non è messa poi tanto meglio. Palermo è sempre più la mina vagante del gruppo, competente ma troppo imprevedibile per essere gestito senza l’intermediazione del professore. Il lato positivo di un minestrone così grande di personaggi è che non sai mai cosa succederà dopo all’interno della banca.

Contro❌: Se è vero che l’imprevedibilità e i colpi di scena continuano ad essere presenti insieme alle trovate del Professore, non si possono ignorare i difetti storici della serie che in questo quarto ciclo di episodi tornano alla ribalta con una convinzione rinnovata. Bisogna subito mettere in chiaro la scelta degli sceneggiatori di ridurre le scene d’azione per concentrarsi sui rapporti da soap opera tra i personaggi; l’imprevedibilità sopracitata con cui questi si sviluppano non deriva da un ottimo processo di scrittura ma, semmai, dall’incoerenza nell’agire di protagonisti come Denver, protagonista con Tokyo di un dialogo ben oltre il cringe in cui le donne vengono paragonate con insistenza a delle automobili. Anche quando si mette da parte il sentimento e il dialogo passando all’artiglieria pesante, La casa di carta mostra scene degne dei peggiori film d’azione, confuse e mai emozionanti. Attraverso alcune improbabili sequenze d’azione, lo spettatore capisce subito che alcuni dei personaggi sono dotati di quella che in gergo viene definita “plot shield”, lo scudo della trama, una trama disposta a proteggere i propri fini a dispetto della coerenza. Ecco svelato uno dei difetti più grandi di questa quarta parte della serie: è la sceneggiatura a guidare gli inermi protagonisti, non forti abbastanza per cambiare il destino a loro preesistente. Anche i flashback non funzionano bene come in precedenza, quando avevano un ruolo importante per permettere allo spettatore di comprendere ciò che sarebbe avvenuto nel presente; nella presente stagione questo avviene poche volte perché la maggior parte dei riavvolgimenti sembrano essere dei riempitivi capaci solo di allungare il brodo e raccontare storie poco connesse alla rapina. In conclusione, la quarta stagione della serie sarà sicuramente gradita ai fan della serie, ormai disposta a seguire i propri rapinatori preferiti nella peggiore delle produzioni. Gli storici detrattori invece troveranno qui molte argomentazioni per screditare una serie condannata a piacere solo a chi è disposto a staccare completamente la spina per qualche ora, lasciandosi trasportare dalle genialate del Professore e molti momenti trash.

Recensione a cura di Matteo Angelica

Grafica a cura di Giulia Federici (con lamento)




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