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Il ragazzo e l’airone: crescere avvolti dal calore del fuoco

Dopo aver annunciato più volte il suo ritiro dal cinema, Hayao Miyazaki scrive e dirige il suo dodicesimo lungometraggio: “Il ragazzo e l’airone”, tratto dal romanzo “How do you live?”, leggendo capirete come anche ciò sia importante.

Data di uscita: 1º gennaio 2024

Genere: Animazione, avventura, drammatico

Anno: 2023

Durata: 124 min

Regia: Hayao Miyazaki

Attori: Soma Santoki, Masaki Suda, Aimyon, Yoshino Kimura, Shohei Hino, Ko Shibasaki, Takuya Kimura

Paese: Giappone

Sceneggiatura: Hayao Miyazaki

Fotografia: Atsushi Okui

Distribuzione: Lucky Red

Produzione: Yoshiaki Nischimura

Casa di produzione: Studio Ghibli e Toho

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Durante la Seconda Guerra Mondiale, Mahito, teenager, perde sua madre a causa di un incendio nell’ospedale dove la donna lavorava. Lui e il padre, allora, andranno via da Tokyo e si rifugeranno in una campagna dove accoglieranno nella loro famiglia un’altra donna, di cui il padre è innamorato. Quest’ultima, che aspetta anche un bambino, sin da subito chiarisce a Mahito che sarebbe stata la sua nuova mamma, ma il ragazzino non sembra volerne sapere. Troppo affezionato alla sua vera mamma ricorda e rimpiange la sua morte, credendo che avrebbe potuto (irrealisticamente) salvarla tra le fiamme. Scontroso e solitario nei confronti dei compagni di classe, detestato (forse per la sua ricchezza) dai volontari contadini, egli si procura un autolesionismo celebrale sbattendosi una pietra sulla testa. Mahito vive un momento di adolescenza molto complicato, ma ad accorrere in suo aiuto arriverà un’airone, anche se la prima impressione del protagonista è che quello voglia fargli del male.

Questo sembra suggerire a Mahito che il suo sogno di salvare la madre non è svanito, ma dovrà addentrarsi nella spaventosa e tetra torre, che si trova proprio nella campagna dove abita. Dapprima incredulo e rinunciatario, Mahito comincia a crederci un po’ di più soprattutto dopo che si verifica la scomparsa di Natsuko, la nuova compagna del padre, che Mahito aveva intravisto andare nel bosco che porta alla misteriosa torre. Incerto della sua missione, il ragazzino ricorda la leggenda legata a quella torre che proprio Natsuko gli aveva narrato, quella era stata costruita dal prozio, che morto una volta dopo aver letto troppi libri, non era stato più ritrovato, bensì ciò che si era scoperto di quella torre era un enigmatico tunnel, chiuso per precauzione. Ciò che il film sembra proporre è un viaggio negli inferi con una risalita verso il paradiso (così definito anche dai nemici di Mahito) con l’obiettivo principale di riportare dalla torre Natsuko.

Questo viaggio sembra, tra l’altro, far prendere consapevolezza agli occhi di Mahito riguardo l'importanza della nuova madre, che da subito lo aveva accolto con calore promettendogli protezione e serenità, ma che lui aveva respinto con freddezza. Si troverà di fronte un mondo magico dominato da colori vividi, ma pieno di animali ostili alla sua missione, tra tutti i “parrocchetti” quelli che desiderano divorarlo. L’airone, una sorta di guida virgiliana, ed altri personaggi fondamentali lo seguiranno ostacolo dopo ostacolo evidenziando come salvare qualcosa o qualcuno in un mondo non è un atto individuale, ma frutto di un lavoro di squadra, comunitario. Sarà essenziale su tutti il personaggio di Kiriko, figura fantastica della vera madre di Mahito, soprattutto grazie a lei il protagonista capirà l'amore per la nuova madre, sarà guidato verso questa e Kirko tenterà di tutto affinché i due si possano regalare un futuro reale e felice che lei non ha potuto vivere.

È il fuoco ciò che la caratterizza e che caratterizza anche il film… il fuoco uccide la madre di Mahito, ma allo stesso tempo salva dolci animaletti magici che stavano per essere divorati da dei pennuti malvagi; il fuoco è anche ciò che ha creato, secondo un’altra leggenda (che sembra quella autentica), la torre misteriosa e, ancora, ciò di cui si serve Kikiro per provare a salvar la vita a madre e figlio, Natsuko e Mahito, sacrificando la propria anche nel mondo fantastico.

Il finale del film è uno dei più profondi della filmografia del maestro giapponese: il famoso prozio della torre chiederà a Mahito se preferirà essere il responsabile di quella e rendere quel mondo un posto perfetto e ideale oppure tornare nel mondo reale dove ci si uccide e si commettono criminalità reciprocamente.

Ciò che segue sarà di grande interesse… Seppur rispetto alle altre avventure della filmografia di Miyazaki il ritmo sia più lento e a volte sterile con un'attenzione che tende a scendere viste le numerose cose che accadono al protagonista, il film propone il classico topos del regista del viaggio in un mondo magico cercando di salvare il mondo (o un personaggio importante) e lo fa piuttosto bene. Manca forse una vera caratterizzazione del villain, un po' confusionaria, ma forse il reale villain del film è l'uomo contemporaneo, distruttore di sogni, egoista ed egocentrico.

È un film che vuol combattere l’ideologia della guerra, insieme ad essa la società che la promuove, che si ostenta a dominare il mondo pur calpestando l’altro, è un’opera modernissima che dovrebbe insegnare all’uomo il puro amore e il bene comune.

Miyazaki sconvolge lo spettatore convincendolo che la bruttezza del nostro mondo non invalida la bellezza dei nostri sogni tanto quanto la bellezza dei nostri sogni convalida la bruttezza del nostro mondo.

Il più grande creatore di sogni e di quel mondo fantastico dice addio al suo sogno, vedendo il mondo crollare così come sembra dire addio al cinema, chiudendo una carriera indescrivibile, il più grande (probabilmente) regista d’animazione cinematografica: Hayao Miyazaki.

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