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Dopo il matrimonio | Recensione

Dall'India, dove vive e lavora da anni, Jacob torna in Danimarca per un matrimonio. Farà, però, una scoperta dolorosa.



Anno:2019

Regia:Bart Freundlich

Attori:Michelle Williams, Julianne Moore, Billy Crudup, Will Chase, Abby Quinn, Azhy Robertson, Eisa Davis, Doris McCarthy, Alex Esola, Sam Blackwell, Alex Cranmer

Paese:USA

Durata:112 min

Distribuzione:Lucky Red

Sceneggiatura:Bart Freundlich

Fotografia:Julio Macat

Montaggio:Joseph Krings

Musiche:Mychael Danna

Produzione:Ingenious Media, Joel B. Michaels Productions, Riverstone Pictures, Rock Island Films


Data di uscita in Italia 🗓️: 21 maggio 2020

Voto: 6 / 10

Genere📽: Drammatico

Pro🔝: Isabel ha deciso di cambiare radicalmente la sua vita e di rinunciare agli

agi del mondo occidentale per gestire un orfanotrofio in India. La camera a

bordo di un drone che apre questo remake del film del 2006 di Susanne Bier ci

porta proprio attraverso un tranquillo paesaggio in cui la protagonista sta

meditando. Ha deciso di dedicare la propria vita ai bambini e in particolare al

piccolo Jai; il loro canto spensierato sembra l’unico motivo di allegria per

Isabel. Contrappuntisticamente, il montaggio ci introduce all’altra protagonista

Theresa, mentre canta Lady Gaga a bordo del suo SUV. Imprenditrice di

successo, con una figlia (Grace) in procinto di sposarsi, decide di finanziare

l’orfanotrofio di Isabel che viene convocata a New York per discutere del

progetto. Il nostos la obbligherà a fare i conti con tutto ciò che si era

deliberatamente lasciata alle spalle per acquisire una consapevolezza nuova sul

futuro. La trama è semplice e lineare perché corre sui binari paralleli di queste due

donne così apparentemente diverse ma unite da segreti che Isabel scoprirà con

l’avanzare degli eventi. Le baracche indiane e gli edifici Hi-tech della New York

benestante creano domande esistenziali sull’origine dell’uomo, sulla sua

direzione e sulla morte. Queste tematiche prendono vita nell’immagine

ricorrente del nido d’uccello caduto a terra e nello straziante monologo di

Theresa sul finire del film. L’architettura binaria così semplice risulta, in fin dei

conti, il pregio più grande di un film che punta tutto sull’empatia e le

interpretazioni del cast. La recitazione di Michelle Williams e Julianne Moore si

mantiene sempre su livelli alti e spesso l’intero peso della pellicola è affidato a

loro.

Contro❌: la regia tende ad essere eccessivamente minimalista ottenendo

l’effetto di diminuire drasticamente la portata emotiva di alcune scene che

fungono da snodo. La gestione di questi punti di svolta del racconto sembra

essere molto approssimativa: il ritmo rimane lento non perché manchino le

rivelazioni ma perché queste sono fin troppo facili da intuire e, quando arrivano,

non hanno mai l’impatto che ci si aspetterebbe. Il contro più grande del film è

proprio la sceneggiatura, che non presenta un momento culminante in cui quei

due binari rappresentati da Theresa e Isabel s’incontrino per scontrarsi e

risolversi.Una nota di demerito anche alle interpretazioni degli attori di supporto che

spesso finiscono per rovinare il lavoro fatto dai colleghi. Questa tendenza è

palese nel momento più drammatico del film in cui Billy Crudup sembra

totalmente fuori fase rispetto alla Moore.

Tirando le somme, la pellicola riesce ad intrattenere solo superficialmente,

perché se si scava a fondo tra una svolta e un’altra, ci si trova davanti un remake

di cui nessuno sentiva la necessità. Dedicato a chi voglia piangere senza farsi

troppe domande.

Recensione a cura di Matteo Angelica

Grafica a cura di Giulia Federici

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