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Beau ha paura- viaggio onirico nella follia

“Beau ha paura” è un film del 2023, scritto e diretto da Ari Aster che aveva conquistato il pubblico con i precedenti “Midsommar” ed “Hereditary”. Un viaggio psicologico, caotico che caratterizza la pellicola decisamente molto ambiziosa. A fine visione la domanda che ci si pone è solo una: “Un’opera ben riuscita o solo un passo più lungo della gamba?”


Regista: Ari Aster 

genere: commedia, drammatico, horror

anno: 2023

Durata: 179 min

Data di uscita : 27 Aprile 2023

voto: 6,5/10



recensione:

Facendo un balzo indietro, “Beau” è il titolo di un cortometraggio realizzato dallo stesso regista nel 2011; protagonista della vicenda un uomo perseguitato dai vicini che al momento della partenza per andare a far visita alla madre subisce il furto di chiavi e valigia (lo stesso avvio del film). 12 anni dopo, troviamo il protagonista del cortometraggio all'interno del terzo film di Ari Aster ma con un altro nome, Beau Wessermann, interpretato da Joaquin Phoenix. 

Beau è un uomo di mezza età, costretto a convivere con l’ansia di varcare la soglia di casa, in una città dove regna il caos tra figure sinistre e degrado. Il protagonista confida le sue ansie e i suoi timori ad un terapista (interpretato da Stephen McKinley Handerson) e lo mette al corrente del suo imminente viaggio per andare a trovare la madre. Ma proprio quando è pronto per partire, viene derubato di valigia e chiavi del suo appartamento.

Da quel momento in poi Beau affronterà un’avventura a dir poco folle in cerca della via di casa. 



La pellicola ha tutte le sembianze di un sogno dove ciò che avviene sembra slegato, i personaggi si muovono a tratti ad inerzia senza seguire uno scopo preciso, il tutto condito con atmosfere ovattate e inquadrature insolite. Un sogno che deve essere analizzato, decodificato e smontato. I dialoghi criptici, le situazioni stravaganti e la durata di quasi 3 ore mettono a dura prova lo spettatore che cerca (invano) di ritrovare un ordine. 

La filmografia del regista, ci suggerisce che non è una novità inserire del personale all’interno dei suoi film e non si smentisce nemmeno questa volta. Tutto fa perno sull“avere paura” di vivere (il perché lo scoprirete voi). Una paura viscerale, grottesca che gira il coltello nella piaga di un trauma mai affrontato che rende Beau totalmente passivo nei confronti degli stimoli e nei confronti degli altri. Questa assertività lo rende un personaggio quasi fastidioso: fatica a comporre le frasi, è goffo, trasandato e Phoenix riesce a farsi carico delle insofferenze del protagonista rendendole talmente tangibili da sembrare sue. 

Nonostante sia Beau a “guidarci” non è affidabile e perciò ci troviamo disorientati nel groviglio dei suoi traumi, persi negli scenari grotteschi e cupi che dipingono un mondo depravato.



Il contributo di Pawel Pogorzelski alla fotografia è veramente notevole, così come le scenografie che stupiscono e l’utilizzo di simbolismi. Nonostante il film sia “meticoloso e curato”, in questo senso, non basta a farci gridare al capolavoro. La curiosità nell'esplorare la psiche di Beau,viene stroncata dalla durata, a parer mio eccessiva, che può stremare lo spettatore medio soprattutto dopo la seconda metà del film dove il tempo sembra sospeso tra una clip e l’altra. Ci sono alcuni riferimenti che vengono colti solo dai più attenti, come la “sicurezza” dei prodotti della MW Corporation (fondata dalla madre), che in realtà suona più come un avvertimento visto che di sicuro, in questa pellicola, c’è ben poco. La difficoltà nel recensire questo film sta proprio nel fatto che non sembra avere una finalità precisa, si possono al massimo individuare dei temi dominanti. Non possiamo fare altro che lasciarci trasportare. Per questo motivo ritengo che sia estremamente divisivo, apprezzato quasi solo da chi accetta di lasciarsi travolgere dalla follia. Chi cerca disperatamente un senso in questo viaggio onirico, è pazzo quanto Beau. Un’odissea tra incubo e sogno che non arriva sempre al punto. 



Ho avuto la sensazione che il regista voglia farci capire il puzzle ma con solo un pezzo in mano.

Si esce dalla sala frastornati e forse con qualche punto di domanda di troppo per definire questo film totalmente riuscito. 


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