13 reasons why - 4° stagione | Recensione
Tratta dall’omonimo romanzo di Jay Asher,specializzato in romanzi per adolescenti, la serie di genereteen drama/giallo/thriller,creata daBrian Yorkey,torna con la sua quarta e ultima stagione.

Ideatore:Brian Yorkey
Attori:Dylan Minnette, Brandon Flynn, Christian Navarro, Alisha Boe, Justin Prentice, Miles Heizer, Ross Butler, Devin Druid, Amy Hargreaves
Anno:2017 - 2020
Paese:USA
Produzione:Anonymous Content, Paramount Television
Durata:52 min
Stato:Conclusa
Recensione:
Data di uscita in Italia 🗓️: 5 giugno 2020
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Voto: 5/10
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Genere📽: drammatico
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Pro: Nella terza stagione Clay è riuscito, con l’aiuto dei suoi amici, ad insabbiare
l’omicidio di Bryce Walker, coprendo Alex e facendo ricadere la colpa su
Monty che nel frattempo era stato assassinato in carcere. Ma alla Liberty arriva
Winston l’unico che è sicuro dell’innocenza del condannato in quanto era stato
con lui la notte dell’omicidio. Da queste premesse inizia la quarta stagione di 13.
Clay è perseguitato dal senso di colpa e dal fantasma di Monty che si aggiunge a
quello di Bryce per tormentarlo e portare al collasso la già instabile salute
mentale del protagonista. Justin ha finito il suo percorso di riabilitazione e
sembra voler affrontare la vita con una positività nuova lasciandosi il passato
alle spalle, Jess compresa. Alex continua ad interrogarsi sulla sua sessualità e sul
senso di colpa che sembra però affiorare solo a tratti. Zach invece sembra essere
diventato un dissoluto epicureo che ha rigettato definitivamente la vita di
diligente studente e atleta. Tony ha bisogno di soldi per riportare i suoi in
America mentre Tyler sembra ormai ristabilito completamente ma il
ritrovamento delle sue armi e l’eccessiva vicinanza nei suoi confronti
dell’ispettore Standall preoccuperanno tutti i suoi amici mettendo in pericolo il
segreto che condividono.
Il lato positivo di questa serie sembra essere il risveglio degli adulti, che sin
dalla prima stagione (i genitori di Hannah e mr. Porter) si sono distinti per la
loro stupidità e la loro totale alienità rispetto al mondo dei loro figli. L’apice di
questa tendenza si è avuto nella scorsa stagione, in cui un gruppo di ragazzi è
riuscito a beffare navigati ispettori e avvocati al soldo della famiglia Walker.
Adesso i genitori dei ragazzi sembrano aver ripreso le redini della situazione.
Una costante da sempre apprezzabile della serie è il suo coraggio nel trattare
argomenti importanti per i teenager con dovizia di particolari e coerenza,
argomenti che tutti i teen drama tendono a rimuovere programmaticamente a
favore delle love stories e del trash. L’audacia dei produttori che qualche anno fa
rappresentavano senza mezzi termini suicidi e stupri è ancora lì, (seppur
stemperata) ed è degna di lode.
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Contro: Lodevoli gli intenti, meno i risultati. In fin dei conti la carne messa
sul fuoco è tanta, troppa. Per affrontare con la giusta attenzione gli innumerevoli
archi narrativi a cui abbiamo assistito durante gli anni serviva un lavoro
inverosimile e ben più di dieci episodi. Alla luce di questo risulta davvero
incomprensibile la scelta degli sceneggiatori di puntare nuovamente sulle
allucinazioni e gli incubi che rappresentano un abbondante cinquanta percento di
ogni episodio. Già nella seconda stagione questa tecnica narrativa aveva
mostrato il fianco in tutta la sua ripetitività che anziché permettere allo
spettatore una migliore comprensione dei personaggi diventano solo espedienti
per perdersi e allungare il brodo in assenza di idee migliori. La conseguenza è la
lentezza che contraddistingue la stagione, eccezion fatta per un paio di episodi
(sei e nove). Come se non avessero già troppi tasselli da mettere al proprio posto
con questa quarta stagione, gli sceneggiatori hanno deciso di aggiungere altri
personaggi come la sorella di Monty, Estella, il quale apporto alla storia è
pressoché zero. A peggiorare la situazione ci pensa l’evoluzione brutale dei
personaggi in cliché già visti che finiscono anche con il contraddire tutto ciò che
i ragazzi avevano rappresentato nel corso delle scorse stagioni. Solo Clay, nella
sua follia, sembra reagire coerentemente agli eventi drammatici che si sono
accumulati nelle diverse stagioni.
La volontà di inserire elementi horror in alcuni episodi come il sesto risulta
a dir poco ridicola per i risultati ottenuti, quelli tipici dei peggiori film del
genere. Non si capisce bene quale sia la necessità di queste digressioni
orrorifiche totalmente dissonanti e incoerenti rispetto il resto della serie.
Nel bene e nel male, nel mondo delle serie tv, ci sarà un prima e un dopo 13
reasons why. Speriamo che altre produzioni imparino da queste serie che
prolungare un prodotto già finito può portare ad esiti disastrosi. Probabilmente la
serie non doveva avere nemmeno una seconda stagione, figuriamoci una quarta.

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Recensione a cura di Matteo Angelica
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Grafica a cura di Giulia Federici e Matteo Angelica
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