Nowinthecinema
29 mag 20203 min
Albrecht Muth è un misterioso tedesco che, da un lavoro come guida turistica in Washington DC, si è fatto strada divenendo il marito della stimata e benestante giornalista Elsa Brecht (interpretata da Vanessa Redgrave), un'anziana vedova di 80 anni.
Il loro matrimonio solleva sopracciglia nella società educata, ma solleva anche il sospetto della figlia della signora Brecht, il giudice federale Amanda(interpretata da Annette Bening), sconvolta dal fatto che sua madre si sia potuta innamorare di un uomo dalla dubbia reputazione e di trent'anni più giovane.
Regia:Christoph Waltz
Attori:Christoph Waltz, Vanessa Redgrave, Annette Bening, Corey Hawkins, Sergio Di Zio, Ron Lea, David Reale, Laura de Carteret, Victoria Snow, Paulino Nunes, Caroline Palmer
Paese:USA
Durata:99 min
Distribuzione:Vision Distribution
Sceneggiatura:David Auburn
Fotografia:Henry Braham
Montaggio:Brett M. Reed
Musiche:Lorne Balfe
Produzione:InterTitle Films, Metalwork Pictures, Romulus Entertainment
Recensione:
Data di uscita in Italia 🗓️: 19 maggio 2019
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Voto: 6,5 / 10
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Genere📽: Drammatico, Biografico, Giallo
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Pro🔝: Cristopher Waltz debutta alla regia con Georgetown. Il titolo del film si
riferisce a un quartiere particolarmente facoltoso di Washington D.C. ed è
proprio qui che approda direttamente dalla Germania Ulrich Mott. Caratterizzato
da un passato non troppo chiaro, inizia la sua scalata al potere dal basso
ricoprendo il ruolo di stagista alla Casa Bianca. L’incontro e il successivo
matrimonio con la ricca e influente novantenne Elsa Brecht gli aprirà la strada
tra gli alti ranghi della diplomazia americana. La storia dell’ascesa politica di
Ulrich si intreccia con le indagini su un omicidio che attirerà l’attenzione
dell’opinione pubblica su questa controversa figura. Il tempo presente è
riservato al racconto crime mentre il passato ci racconta la storia di Ulrich dal
suo arrivo a Georgetown. Waltz decide di suddividere la storia in quattro
capitoli, ognuno di essi intitolato con la maschera teatrale che il suo protagonista
deciderà di vestire per adulare i politici che gli si pareranno davanti.
Il debutto alla regia di Waltz non spicca per chissà quali tecniche visionarie
o avanguardistiche; si contraddistingue invece per un’attenzione maniacale al
punto di vista. La prima scena proietta su schermo quello che sembra essere un
sogno in cui Ulrich, intento a ricevere il saluto di alcuni militari, viene
inquadrato da una posizione leggermente ribassata, a conferire alla sua silhoutte
un’imponenza magniloquente. Quando il sogno finisce un piano sequenza ci
porta all’interno della casa dei coniugi in cui si sta svolgendo una festa per una
promozione ottenuta da Mott. La camera sembra seguire il protagonista solo a
tratti per concentrarsi invece sui commenti che si scambiano i convitati. Nel giro
di poche scene viene dato conto allo spettatore sia dello smisurato ego del
protagonista sia, in stridente contrasto, della considerazione che i colleghi hanno
di lui quando gira le spalle. Il tono contrappuntistico che Waltz conferisce alla
vicenda non permette di trarre una linea retta che definisca il confine tra finzione
e realtà, tra giusto e sbagliato, avvolgendo tutto il film in un’atmosfera di
ambiguità.
Di spessore le interpretazioni di Christopher Waltz, Vanessa Redgrave e
Annette Bening, rispettivamente Ulrich Mott, Elsa Brecht e Amanda Brecht,
diffidente figlia di Elsa. Anche il doppiaggio si mantiene su altissimi livelli
soprattutto quando riesce nel simulare le piccole incertezze del tono di un
personaggio non madrelingua come Ulrich.
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Contro❌: Nonostante due ottime interpretazioni, i personaggi di Elsa e
Amanda sono nettamente meno approfonditi di Ulrich e, spesso, sembrano
essere trascinate dagli eventi, troppo rispetto alle posizioni che rivestono
all’interno della società (affermata giornalista ormai in pensione e insegnante di
diritto costituzionale ad Harvard). Il rischio di perdersi nella rete di menzogne di
Ulrich è davvero troppo alto per catalogarlo come semplice artificio messo in
gioco dal regista per rispecchiare la confusione di significati che emerge dalla
tortuosa mente del protagonista e la disturbante polifonia a cui siamo dati in
pasto. Sicuramente l’intento originario era questo ma la conseguenza più diretta
è un senso di disorientamento che rischia di inficiare la fruizione della pellicola.
Se è vero che non è possibile estrapolare a fine visione una risposta univoca al
perché un simile evento sia accaduto davvero (come ci ricorda la didascalia
iniziale), la confusione permette di filosofeggiare democraticamente sui
meccanismi di potere e su la loro ferrea gerarchia insidiata da un outsider capace
di aggirarla con il potere affabulatorio della recitazione.
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Recensione a cura di Matteo Angelica
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Grafica a cura di Giulia Federici
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