UNCHARTED | RECENSIONE DEL FILM CON TOM HOLLAND E MARK WAHLBERG
Il 17 febbraio è arrivato al cinema l’attesissimo film Uncharted, adattamento cinematografico e prequel dell’omonima serie di videogiochi sviluppati da Naughty Dog, pubblicati da Sony Computer Entertainment per PlayStation. Il lungometraggio narra le vicende del giovane Nathan Drake che, insieme a Victor Sullivan, parte alla ricerca di un misterioso tesoro perduto e di suo fratello Sam, scomparso da molto tempo. Ecco la nostra recensione.

Anno: 2022
Regista: Ruben Fleischer
Attori: Tom Holland, Mark Wahlberg, Antonio Banderas, Tati Gabrielle, Sophia Taylor Ali, Rudy Pankow
Paese: USA
Durata: 115 min
Distribuzione: Warner Bros., Sony Pictures Italia
Sceneggiatura: Art Marcum, Matt Holloway, Rafe Judkins
Fotografia: Chung Chung-hoon
Montaggio: Chris Lebenzon
Produzione: Columbia Pictures, Atlas Entertainment, Arad Productions, PlayStation Production, Ayuntamiento de Madrid, Naughty Dog, Sony Computer Entertainment America
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RECENSIONE
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Data di uscita in Italia: 17 febbraio 2022
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Voto: 7,5
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Genere: avventura, azione
Riuscire a adattare sul grande schermo un videogioco di successo è già impresa ardua, ma se ci troviamo davanti ad un adattamento rimandato più e più volte a causa di fattori vari e differenti, il compito è ancora più difficile. Il caso descritto è proprio quello che è accaduto con questo film; Uncharted è la trasposizione di un cult videoludico che è riuscita in parte e non nella sua interezza.

Il lungometraggio si presenta come una buona origin story, con una narrazione centrale che punta i riflettori sul suo protagonista Nathan Drake e sulle sue imprese iniziali. La sua caratterizzazione è ben riuscita, merito anche dell’interpretazione di Tom Holland che mescola azione e malizia, in grado di rendere il suo personaggio quello meglio riuscito e il più convincente; la sua chimica con Sully, interpretato da Mark Wahlberg, è papabile rendendo i due una coppia molto affiatata.

Le sequenze di azione sono numerose e inserite al punto giusto, realizzate con una buona CGI soprattutto nella parte iniziale del film, e soddisfano gran parte di fetta di grande pubblico che si trova irrimediabilmente coinvolto in tali sequenze e nella storia, avventurosa e movimentata, raccontata. La dinamica del trovare un qualcosa di misterioso e perduto, in ambientazioni inusuali e quasi esotiche ricorda molto la medesima modalità utilizzata in altre saghe cinematografiche di successo, come Indiana Jones e I Pirati dei Caraibi, che da sempre attraggono consenso (se ben realizzati).

Il sonoro e la scelta di musica realizzata risultano incalzanti, aumentando il brio delle sequenze più movimentate. Il resto dei personaggi però non viene presentato nel modo corretto, venendo a loro assegnato un ruolo pressoché di nicchia che rende la loro caratterizzazione abbastanza piatta. È il caso dei villain, interpretati da Antonio Banderas e Tati Gabrielle, a cui non è dato il giusto spessore e poca importanza. Grazie anche al fattore della durata, il lungometraggio è efficace e riesce a centrare l’obiettivo di coinvolgere, divertire e far dimenticare per un breve lasso di tempo quello che si trova all’infuori della sala cinematografica.