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Tyler Rake | Recensione

Tyler Rake è un mercenario che opera nel mercato nero e che ormai non ha più nulla da perdere. Un giorno riceve un nuovo incarico: viene ingaggiato per un'«estrazione», cioè di salvare il figlio rapito di un boss del crimine internazionale.



Regia:Sam Hargrave

Attori:Chris Hemsworth, Golshifteh Farahani, David Harbour

Paese:USA

Durata:116 min

Distribuzione:Netflix

Sceneggiatura:Joe Russo

Fotografia:Newton Thomas Sigel

Montaggio:Ruthie Aslan, Peter B. Ellis

Musiche:Alex Belcher, Henry Jackman

Produzione:AGBO, India Take One Productions, T.G.I.M Films, Thematic Entertainment


Recensione:

Data di uscita in Italia 🗓️: giovedì 23 aprile

Voto: 6+/10

Genere📽: criminale, avventura

Pro🔝: Quando Ovi, il figlio del re del traffico di droga in Bangladesh, viene rapito dal maggior rivale indiano, toccherà al mercenario Tyler Rake, attirato dalla lauta ricompensa, trarlo in salvo. Su questa trama così semplice s’innestano brevi e confusi flashback, finestre sul misterioso passato del protagonista e unico momento in cui la linearità della consecutio temporum ripiega sul passato. I momenti di pausa durante le quasi due ore di visione sono davvero pochi e quando appaiono servono solo da miccia per riattivare l’esplosiva azione in cui si ritrovano sin da subito Tyler e il giovane Ovi. La resa di queste scene è su livelli davvero alti grazie alla scelta del regista di staccare raramente per seguire come un’ombra gli scontri. Lo stilema del piano sequenza adattato al cinema d’azione sembra ormai diventato un must, basti considerare produzioni come John Wick, Kingsmen e Daredevil, tutti accomunati dall’intento di raccontare in presa diretta ogni coreografico movimento come a conferire alla rappresentazione una sfumatura di testimonianza documentaristica. Ma a cambiare le carte in tavola in Tyler Rake è la presenza costante, durante gli scontri a fuoco, di Ovi, l’ostaggio di cui il mercenario deve sempre preoccuparsi. L’azione non è semplicemente volta ad uccidere i nemici ma a proteggere il ragazzo, sempre meno “oggetto di scambio” e sempre più opportunità di redenzione per Tyler. La scenografia è quella degli affollati e polverosi quartieri di Dacca, città tenuta sotto scacco dal traffico di armi e droga, una città in cui gli affaccendati abitanti sembrano tristemente abituati alla violenza e alla paura a cui sembrano condannati anche i più piccoli, protagonisti di un paio di scene davvero crude e significative. Ad aumentare ulteriormente la resa e il realismo delle sparatorie un comparto audio davvero mozzafiato in cui ogni arma emette un suono diverso a seconda della grandezza e della capacità di fuoco; una chicca capace di impreziosire l’esperienza e che farà luccicare gli occhi agli appassionati di sparatutto alla Call of Duty. La performance di Chris Hemsworth, pur non essendo notevole, riesce ad essere incisiva e dura regalandoci un convincente badass da film d’azione.

Contro❌: nonostante un ottimo comparto audiovisivo, dove il film manca è sicuramente nella scrittura: i dialoghi sono davvero sottotono e il tono etico- morale attraverso cui si esprimono la maggior parte dei personaggi finisce con l’infastidire risultando essere un espediente per riempire vuoti d’inventiva davvero palesi. Il dipanarsi degli eventi non contiene colpi di scena capaci di far saltare sulla sedia lo spettatore. Lo stesso protagonista ci viene raccontato attraverso un solo toccante ma scontato dialogo con Ovi, ma per il resto è tutto un abbozzo. Considerate quindi, concludendo, Tyler Rake come un film d’azione che dà il massimo di sé dal punto di vista tecnico ma che mostra eccessivamente il fianco a una sceneggiatura debole sotto tutti i punti di vista.

Recensione a cura Matteo Angelica

Grafica a cura di Giulia Federici



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