Un giovane a corto di denaro accetta senza troppo entusiasmo di vegliare sul corpo di un defunto in cambio di una piccola somma. Si ritrova presto esposto a una terrificante ossessione all'interno dei confini claustrofobici della casa, diventata luogo ospitale di un'entità malvagia.
Regia:Keith Thomas
Attori:Dave Davis, Menashe Lustig, Malky Goldman, Lynn Cohen, Fred Melamed, Ronald Cohen, Nati Rabinowitz, Moshe Lobel
Paese:USA
Durata:88 min
Distribuzione:BIM Distribuzione
Sceneggiatura:Keith Thomas
Fotografia:Zach Kuperstein
Montaggio:Brett W. Bachman
Musiche:Michael Yezerski
Produzione:BoulderLight Pictures
Recensione:
Data di uscita in Italia 🗓️:10 settembre 2020
•
•
Voto: 5/10
•
•
Genere📽: orrore
•
•
Pro🔝: Debutto alla regia per Keith Thomas che sceglie il genere Horror per portare in vita la sua visione cinematografica di una vecchia leggenda ebraica.
È proprio l’avvicinamento alla comunità ebraica, con i suoi usi e costumi, che costituisce un elemento incredibilmente innovativo per il genere, che solitamente tratta l’argomento demologico in una chiave prettamente cristiana/cattolica. Si imparano durante la narrazione, per l’appunto, alcune delle tradizioni riservate al trattamento dei morti nella comunità, con un interessante sguardo anche al triste passato storico della shoah. Il continuo alternarsi della dimensione paranormale e quella della realtà “fisica”,
fornisce un interessante spunto semi psichedelico, accompagnato anche da una più che ottima colonna sonora. Dave Davis supera la prova attoriale, regalando fragilità, paura ma anche quello stato di follia e confusione caratteristica del personaggio.
Nota positiva anche per la regia, con ottimi movimenti di macchina e originali transazioni di scene, ma che risultano e risaltano in maniera positiva solo nella prima parte della pellicola. L’effetto psichedelico, al limite del psicotico in certe scene, se fosse stato portato avanti, avrebbe di certo regalato alcune scene ancora più artisticamente e visivamente piacevoli.
•
•
Contro❌: Il soggetto non riesce a svilupparsi in maniera efficace nella sceneggiatura. I primi 10/15 minuti infatti riescono nel loro intento introduttivo, senza svelare troppo e creando un’interessante atmosfera innovativa sempre grazie alla connotazione ebraica ma il tutto si frammenta nel corso della narrazione.
L’atmosfera di orrore e angoscia infatti viene brutalmente spezzata da un’accelerazione immotivata dei tempi, con scene frettolose e dialoghi superficiali. La banalità prende il posto della tanta agognata originalità e il film si conclude in quelli che sembrano essere una manciata di secondi. È indiscusso che giocare con i tempi di un film del genere sia sempre complicato, gestire jump scare, momenti di tensione, momenti di pura narrazione, ma in questo caso il risultato sembra essere quello di un miscuglio
ingiustificato di scene che portano a una conclusione deludente e che non riesce a lasciare allo spettatore l’angoscia e la sensazione di terrore che solitamente ci si aspetta da un film horror.
In conclusione The Vigil aveva tutte le promesse per essere non soltanto un buon prodotto cinematografico, ma anche la possibilità di presentarsi nel grande mondo dell’Horror come qualcosa di innovativo, sia dal punto di vista narrativo, che registico.
Ci auguriamo che, seguendo la stessa traccia di Unhortodox e di quest’ultimo film, si possano creare prodotti che si ispirano ad una realtà diversa da quella cristiana/ cattolica che sicuramente potrebbe portare a una diversitá narrativa innovativa e interessante.
•
•
Recensione a cura di Linda Giulio
•
•
Grafiche a cura di Giulia Federici
•
•