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THE GUILTY | RECENSIONE DEL NUOVO FILM CON JAKE GYLLENHAAL

Da poco è stato rilasciato su Netflix, il film originale ‘’The Guilty’’, una nuova pellicola che segue le vicende di Joe, un ex-detective, che dopo una forte accusa nei suoi confronti, è relegato a lavorare come operatore del 911. Durante una lunga giornata a lavoro, si ritrova a salvare la vita ad una persona in pericolo, ma le rivelazioni non mancano. Di seguito la recensione.



Anno: 2021

Regista: Antoine Fuqua

Attori: Jake Gyllenhaal, Ethan Hawke, Riley Keough, Peter Sarsgaard, Paul Dano, Christina Vidal Mitchell, Eli Goree

Paese: USA

Durata: 91 min

Distribuzione: Netflix

Sceneggiatura: Nic Pizzolatto

Fotografia: Maz Makhani

Montaggio: Jason Ballantine

Produzione: Amet Entertainment, Bold Films, Endeavor Content, Fuqua Films, Nine Stories Production

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RECENSIONE:

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Data d’uscita in Italia: 1 ottobre 2021 (Netflix)

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Voto: 8

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Genere: giallo, drammatico, thriller


All’inizio questa pellicola può sembrare il classico format in cui un poliziotto salva la vita ad alcune persone in pericolo. In realtà qui è diverso, perché sì, il focus dell’intero film è quello, ma stavolta ciò che cambia è il formato con cui è stato realizzato. È un concept poco utilizzato, e molto innovativo, il cui nucleo principale è fondato sul non vedere quello che sta succedendo, ma solo sentirlo. Infatti, Joe, il protagonista, per salvare la vita a questa persona, non è presente fisicamente sul luogo dove si stanno svolgendo i fatti, ma solo tramite delle telefonate; quindi, sente e tenta in tutti i modi di aiutare. Questo è proprio il punto di forza dell’intero lungometraggio, che fonda tutti i suoi principi e le sue caratteristiche principali, intorno a questo cardine.


Angoscia e ansia sono i due sentimenti prevalenti che accompagnano lo spettatore per tutta la durata, lasciandolo sulle spine fino alla fine, nel momento in cui saranno presentate rivelazioni su tutto quello che fino ad allora si pensava di aver conosciuto e capito. Lo spettatore è posto sullo stesso piano del protagonista, e nonostante non veda nemmeno lui, quello che sta accadendo al di là della telefonata, riesce comunque a percepire lo stato d’ansia. Questo è grazie soprattutto alle scelte di narrazione e alle tecniche utilizzate. Le inquadrature creano abili primi piani e dettagli sul volto del protagonista, senza mai sminuirlo; stessa cosa succede con i raccordi. Abile è stata anche la scelta di concentrare tutta la narrazione in un solo luogo. Tutto ciò non fa che migliorare la percezione dello spettatore nei confronti dell’evento narrato.



Jake Gyllenhaal ci dona un’altra grande interpretazione, fondata sulla mimica e sui gesti. Per tutta la durata del discorso è quasi sempre solo a fronteggiare il problema che si trova davanti, e riesce ad imporsi in modo molto esperto. La sua storia è una storia di sofferenza, rabbia ma ad un certo punto anche di riscatto, e dopo la nottata che affronterà si sentirà irrimediabilmente cambiato. Tutte le sue caratteristiche sono presentate a pezzi, come se fossero un puzzle, che si andrà poi a creare a mano a mano che la storia continua, e alla fine non lascia per niente insoddisfatti. ‘’Chi soffre aiuta chi soffre’’, si può riassumere così ciò che è raccontato, perché mentre Joe tenta di salvare la vita a queste persone che ne hanno bisogno, salverà in qualche modo anche la sua grazie a loro.

L’attenzione rimane alta, con pochi momenti in cui sembra leggermente calare, e il film per questo non risulta minimamente pesante. Se volete recuperarlo, è disponibile nel catalogo Netflix.

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