Paradise Hills | Recensione, trama e cast
Una giovane e spontanea ragazza di nome Uma (Emma Roberts) si sveglia una mattina a Paradise Hills, un centro di cura di alta classe situato su un'isola poco conosciuta nel Mediterraneo. Diretto dalla Duchessa (Milla Jovovich), il centro ospita figlie appartenenti a famiglie benestanti con lo scopo di trasformarle in versioni perfette di loro stesse. Attraverso percorsi individuali - che comprendono lezioni di galateo, di canto, trattamenti di bellezza, ginnastica e diete ferree - tutte le carenze fisiche ed emotive vengono risolte nel giro di due mesi. A Paradise Hills, Uma trova conforto nell'amicizia con alcune "residenti" del posto: Chloe (Danielle McDonald), Yu (Awkwafina) e la pop star Amarna (Eiza Gonzalez). Grazie a loro si accorgerà che dietro la bellezza c'è un segreto sinistro: tutto si trasformerà in una corsa contro il tempo, mentre Uma e le sue amiche cercano di scappare da Paradise Hills prima che quel luogo le distrugga.

Anno:2019
Regia:Alice Waddington
Attori:Emma Roberts, Danielle Macdonald, Awkwafina, Eiza González, Milla Jovovich, Jeremy Irvine, Arnaud Valois, Nancy Jack
Paese:Spagna
Durata:95 min
Distribuzione:Eagle Pictures
Sceneggiatura:Alice Waddington
Fotografia:Josu Inchaustegui
Montaggio:Guillermo de la Cal
Musiche:Lucas Vidal
Produzione:Nostromo Pictures, Colina Paraiso, Crea SGR, Generalitat de Catalunya - Departament de Cultura, Instituto de Ciencias y Artes Cinematográficas del Ministerio de Cultura
Recensione:
DATA DI USCITA IN ITALIA: 01/10/2020
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GENERE: Drammatico, Fantascienza, Thriller
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VOTO: 5+/10
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PRO🔝: Qualche giorno fa nelle nostre sale è uscito “Paradise Hills”, film che va
a riprendere quel filone fantascientifico/horror ambientato su un'isola o luogo
misterioso. Ci troviamo davanti a una pellicola che ha elementi positivi, ma
altrettanti difetti come vedremo successivamente.
In questa pellicola uno dei pregi è la sua regia ed essenza tecnica: un film che
ha numerose inquadrature riprese dalle opere di Ari Aster e quelle di Verbinski
(in special modo de "La Cura Dal Benessere"). Una delle cose meglio fatte è
l’assetto scenografico della pellicola: ben connotato e contestualizzato,
variegato ed intrigante; con un utilizzo molto marcato del colore bianco che
ricorda molto le pellicole di “Midsommar”, “La Cura Dal Benessere” e certi
aspetti sia narrativi che iconici dell’immenso “Shutter Island”. Per cui si tratta
di una pellicola dove l’originalità non è il fulcro, ma riesce ad avere un suo
valore estetico nonostante le numerose pellicole trattanti il medesimo
argomento. Inoltre la seconda parte (quasi più il finale) è molto accattivante,
d’intrattenimento e riesce nel tentativo di incollare lo spettatore allo schermo.
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Contro❌ : Dinanzi ad una seconda parte intrattenente con un interessante
crescendo, vi è una prima parte che mostra tutti i difetti che vanno a ledere in
maniera prepotente la pellicola stessa. Ciò che abbiamo notato è la presenza
di una sceneggiatura scialba e molto debole, il cui unico obiettivo è quello di
forzare una retorica analisi della società e del potere senza interessarsi della
caratterizzazione dei personaggi e lo sviluppo della narrazione: Per tale
motivo ci troviamo davanti a un film noioso che svolta improvvisamente, senza
alcuna costruzione efficace spiazzando, anche positivamente, lo spettatore.
Per di più è un film che si rivolge a un target non ben delineato, ragion per cui
può essere difficile far immedesimare lo spettatore, fatta eccezione per le
scene più al cardiopalma (che son ben fatte). In conclusione, “Paradise Hills” è una pellicola noiosa che cerca di intrattenere lo spettatore con un finale accattivante ma solo perchè accade realmente qualcosa. Un film che può piacere al pubblico ma che
ha una sceneggiatura debole con personaggi poco approfonditi e
stereotipati. Non innovando riesce a riportare bene il contesto e le
scenografie, ma ciò non basta a salvare una pellicola troppo leggera e
con una narrativa lenta che cambia solamente l’oggetto da trattare,
senza trovare realmente una vera originalità, che sembra ormai sempre
più sporadica nel panorama cinematografico Statunitense.

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Recensione a cura di Lorenzo Batocchi
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Grafica a cura di Giulia Federici
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