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Niente di nuovo sul fronte occidentale: realismo atroce

“Niente di nuovo sul fronte occidentale” è un film distribuito da Netflix diretto magistralmente da Edward Berger. E’ il terzo adattamento cinematografico all’omonimo romanzo di Erich Maria Remarque e, probabilmente, è la sorpresa degli Oscar 2023, ha ricevuto, infatti, ben 9 candidature. Ha trionfato, infine, ai BAFTA con ben 7 premi, tra cui miglior film battendo così il record di miglior film, ma non in lingua inglese, in possesso prima da “Nuovo Cinema Paradiso” (1988).

Paese di produzione: Germania

Anno: 2022

Durata: 147 min

Regia: Edward Berger

Sceneggiatura: Edward Berger, Ian Stokell, Lesley Paterson

Produttore: Edward Berger, Daniel Marc Dreifuss, Malte Grunert, Pavel Muller, Mark NoltingClive Barker, Marc Toberoff

Fotografia: James Friend

Montaggio: Sven Budelmann

Musiche: Volker Bertelmann

Scenografia: Christian M. Goldbeck, Ernestine Hipper

Cast: Felix Kammerer, Albrecht Schuch, Aaron Hilmer, Moritz Klaus, Adrian Grünewald, Edin Hasanovic, Daniel Brühl, Thibault de Montalembert, Devid Striesow

Genere: drammatico, storico, guerra


RECENSIONE


E’ un film che narra gli anni della Prima Guerra Mondiale, più nello specifico, le ultimi fasi prima che la Germania firmi l’armistizio (di Compiègne), siamo infatti nel 1917. Berger è dapprima bravissimo a farci capire il suo intento: il costante ed eterno duello di una natura dolce (le prime sequenze del bosco, animali, ecc…) e l’uomo che costantemente muore sotto colpi di pistola nella ricerca di espandere anche di pochi metri il suo territorio.

Partirei subito dalle critiche che sono state fatte a questo film: la durata, ma d’altronde stiamo parlando di un film che mette in scena una guerra di logoramento, ecco perché molte scene risultano lente, l’ansia tra un attacco e l’altro, le trattative governative, anche la morte, soprattutto, quella è lenta. Proprio quel forse è il punto di forza del film, intrattenere lo spettatore con tutta la crudezza, la violenza che viene allestita portando sullo schermo dramma, pathos e ancor di più realismo. Tutta questa lentezza dello struggimento è accompagnato egregiamente dalla fotografia e dal sonoro. I campi lunghi, l’inverno, le ombre che assalgono i soldati avversari fanno respirare gli attimi di una guerra insaziabile, che riusciamo anche a sentire grazie gli assordanti e monotoni rumori di sottofondo che vogliono disturbare lo spettatore cosi come i silenzi e le urla tra le trincee disturbavano i soldati dell’epoca.

Questa bellissima combo immagine-suono riesce bene anche grazie ad una storia ben costruita. Infatti, se 1917 fu elogiato soprattutto per un tecnicismo da brividi, qui non è da meno la storia. Il protagonista è Paul (Felix Kammerer), il giovane trova il divieto da parte dei genitori di poter andare a combattere al fronte. Ovviamente però si lascia trasportare dal “gatto e la volpe” di turno, gli amici del liceo, così la storia narra di tutto il percorso che porta Paul e i vari soldati tedeschi sul fronte, dall’euforia, le promesse di una “guerra lampo” e la carica iniziale fino alla triste e dura realtà del clima della guerra.

Paul è stremato dalle scene che si presentano davanti ai suoi occhi, ma lo aiuteranno ad un’abitudine sempre più radicata dai veterani della truppa tedesca e costruisce un bellissimo legame con questi soprattutto con Kat e Tjaden, dai quali impara anche a sopravvivere durante quel periodo con coraggio come quando ruba insieme al primo un’oca da poter arrostire. Quando allora Paul consolida questo status vivendi inizia anch’esso ad essere più “crudo” nei confronti degli avversari, ma la sua essenza naturale rimarrà sempre: lo si evince dalla bellissima scena con un soldato avversario, quest’ultimo restituisce umanità in segno della guerra.

Nello svolgimento del film cominciano ad alternarsi sequenze di guerra a quelle di patteggiamento tra l’Impero tedesco e le potenze Alleate, si deduce soprattutto la differenza del tempo tra queste. Gli ufficiali dell’Impero tedesco non hanno cura dei soldati che stanno morendo in una guerra ormai con una sconfitta già scritta, si prendono tutto il tempo per trattare. D’altra parte le scene di guerra non hanno pietà, la velocità delle azioni brutali dei lanciafiamme, fucili, ecc…

La missione finale del film è proprio aggiungere un forte dramma a personaggi pieni di ideali eroici e storici nel nome di una nazione che non ha rispetto di essi tramite la mutazione del protagonista, innocente delle sue scelte, condizionato da ciò che il Paese impone per essere fieri cittadini, ciò che porterà alla disfatta di milioni di persone.

Infatti, il finale coinvolge emotivamente lo spettatore, probabilmente lo rende anche incredulo, ma è il miglior epilogo per far sì che la missione critica e quindi anche di tipo politico-ideologico si compia fino alla fine. Tutte le sottotrame sono chiuse con lo scopo finale che vuole raggiungere il film, un messaggio anche attuale sulla guerra. Berger arriva dritto al cuore dello spettatore, grazie alla musica, alle immagini, agli occhi di Kammerer, il protagonista, che danno ritmo di emozioni anche a quella lentezza di cui parlavo inizialmente.


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