
Minari | Recensione
Una famiglia coreana si trasferisce in una fattoria dell'Arkansas alla ricerca del proprio sogno americano. Tra le sfide di questa nuova vita, scoprono l'innegabile resilienza della famiglia.

Data di uscita:26 aprile 2021
Genere:Drammatico
Anno:2020
Regia:Lee Isaac Chung
Attori:Steven Yeun, Yeri Han, Youn Yuh-Jung, Alan S. Kim, Will Patton, Scott Haze, Noel Cho, Darryl Cox, Ben Hall
Paese:USA
Durata:115 min
Distribuzione:Academy Two
Sceneggiatura:Lee Isaac Chung
Fotografia:Lachlan Milne
Montaggio:Harry Yoon
Musiche:Emile Mosseri
Produzione:Plan B Entertainment
Recensione:
Data di uscita in Italia 🗓️: 26 aprile 2021
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Voto:7,5/10
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Genere📽️: commedia
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Pro🔝: Sulla scia del pluripremiato Parasite (2019) e del manifesto “Stop Asian Hate”, il mercato americano ed europeo si apre nuovamente al cinema asiatico, regalandoci una tenera fiaba familiare.
Anche se sembrerebbe apparentemente scorretto parlare di cinema asiatico, in quanto Minari è prodotto dalla Plan B Entertainment (la casa di produzione di Brad Pitt, per intenderci), i dialoghi però sono completamente in coreano. Quindi, Stati Uniti e Corea uniti in un connubio cinematografico.
Minari, tradizionale pianta aromatica coreana, rappresenta il divario sociale, ma anche sentimentale, al centro della pellicola, due strade parallele che sembrano destinate a non incontrarsi mai: il raggiungimento del cosìdetto sogno americano e la volontà di unire la famiglia nel focolare della tradizione e delle radici culturali. A rappresentare questo divario, il padre, volenteroso di far della terra americana un solido suolo per costruire un business e per ri costruire la famiglia e l’adorabile nonna, che invece rappresenta la casa lontana, la Corea.
Il regista, Lee Isaac Chung, prende il suo tempo nel far entrare lo spettatore nelle dinamiche familiari, si concentra spesso sulla casa, poi sul campo, con riprese lontane, quasi a spiare dentro la vita dei protagonisti.
Una storia all’apparenza semplice ma dolce, tenera, indubbiamente capace di emozionare senza cadere nel banale o nel mieloso; l’amabile nonna, meritatissimo oscar a Yoon Yeon – Jeong, porta tratti di irresistibile commedia.
Menzione d’onore anche alla colonna sonora, composta da Emile Mosseri, che si destreggia egregiamente tra commedia e dramma senza mai sovrastare o stonare nella narrazione.
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Contro❌: Se le dinamiche familiari tra il piccolo David e la nonna rappresentano la punta di diamante della pellicola, gli altri personaggi della famiglia risultano poco caratterizzati, soprattutto i genitori, Jacob e Monica, chiusi troppo nelle loro mentalità e nei loro litigi.
È bello ricordarsi di come il bel cinema è fatto anche di film di come Minari, senza virtuosismi e senza eroi, senza divi e senza effetti speciali, ma “solo” cuore e dolci storie.

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Recensione a cura di Linda Giulio
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Grafiche a cura di Giulia Federici
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