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LA SCUOLA CATTOLICA | RECENSIONE DEL NUOVO FILM DI STEFANO MORDINI

Dopo essere stato presentato in anteprima alla 78esima Mostra del cinema di Venezia, è arrivato nelle sale cinematografiche dal 7 ottobre il tanto chiacchierato ‘’La scuola cattolica’’. Il film, tratto dall’omonimo romanzo di Edoardo Albinati, racconta il celebre evento di cronaca nera conosciuto come ‘’il massacro del Circeo’’ che ha come vittime Rosaria Lopez e Donatella Colasanti , avvenuto nel settembre del 1975, e gli eventi che hanno fatto da sfondo a questo grave episodio. Di seguito la recensione.

Anno: 2021

Regia: Stefano Mordini

Attori: Benedetta Porcaroli, Giulio Ghira, Emanuele Maria Di Stefano, Giulio Fochetti, Leonardo Ragazzini, Federica Torchetti, Luca Vergoni, Valeria Golino, Riccardo Scamarcio, Jasmine Trinca, Valentina Cervi.

Paese: Italia

Durata: 106 min

Distribuzione: Warner Bros.

Sceneggiatura: Massimo Gaudioso, Luca Infascelli, Stefano Mordini

Fotografia: Luigi Martinucci

Montaggio: Massimo Fiocchi, Michelangelo Garrone

Produzione: Warner Bros. Entertainment Italia, Picomedia

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RECENSIONE

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Data d’uscita in Italia: 7 ottobre 2021

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Voto: 5,5

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Genere: drammatico


‘’La scuola cattolica’’ è sicuramente una delle pellicole di cui più si è parlato dallo scorso Festival di Venezia, sia per i temi contenuti che per il taglio di censura che gli è stato imposto nel momento dell’uscita al cinema, ossia il divieto di visione ai minori di 18 anni. Il film purtroppo pecca in tutto quello che racconta, questo perché i temi cardine e lo stesso soggetto, sono stati trattati in modo completamente sbagliato, stravolgendo un fatto di cronaca nera italiana da sempre considerato uno dei più brutali, e che sarà essenziale per il riconoscimento dello stupro come reato contro la persona.


Quello che doveva essere un film di denuncia, è tutto fuorché una denuncia. Il vero protagonista di questa storia, ossia il delitto del Circeo, passa in secondo piano per lasciare spazio al racconto della vita dei ragazzi, che saranno poi coloro che andranno a commettere il massacro, al contesto socioculturale in cui si trovano, ai problemi all’interno delle loro famiglie e ai loro tratti comportamentali e relazionali. L’insieme di questi fattori da vita ad un film, dove sembra che le azioni assolutamente disumane che i personaggi compiono per tutta la durata del discorso, siano perdonabili e legate indissolubilmente al contesto in cui essi si trovano a vivere ogni giorno. Non li critica, anzi, incolpa il modo in cui sono cresciuti, il modo in cui vengono trattati dalle loro famiglie, la morale cattolica impartitagli dalla scuola che frequentano, non facendo giustizia verso le vittime di questo reato, e facendo passare per vittime i loro carnefici, che sono descritti come ‘’ribelli’’ del sistema.


Il lungometraggio ha come tema la violenza in tutte le sue forme. I personaggi sono presentati come esseri problematici e freddi, che sfogano tutta la loro frustrazione verso quelli che loro considerano i più deboli: altri ragazzi emarginati, giovani donne indifese, compagni considerati diversi. Violenza anch’essa scaturita dalle situazioni che questi personaggi si trovano ad affrontare nella loro famiglia, svariati problemi che hanno tra di loro e con loro stessi. Il difetto principale sta proprio nell’aver inserito situazioni familiari e scolastiche che agiscono come ‘’scuse’’ alle azioni brutali commesse. Nonostante ciò, la violenza è mostrata sullo schermo in modo realistico, e risulta un crescendo che raggiunge il suo culmine nel momento delle brutalità commesse verso Rosaria Lopez e Donatella Colasanti. Un’ascesa che avrà poi la sua caduta nel momento dell’arresto dei colpevoli. Le sequenze del massacro sono molto forti, esplicite e smuovono la mente dello spettatore che rimane inorridito di fronte a quello che si trova davanti.



Sempre rimanendo in tema di sequenze, molte risultano inutili e confusionarie, non aggiungono nulla alla storia e complicano la narrazione. Come, ad esempio, i vari salti temporali gestiti in modo errato che aumentano le perplessità che già si crea nella prima mezz’ora di discorso narrativo. Le interpretazioni non eccellono, alcune deboli e prive di pathos e per niente realistiche. Da elogiare sono quelle della Porcaroli e della Torchetti, rispettivamente Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, che trasmettono realisticità su tutti i livelli, soprattutto quello emotivo, e riescono anche solo con uno sguardo a trasmettere allo spettatore tutto ciò che i loro personaggi provano in quel momento.

In conclusione il film non risulta un buon prodotto di intrattenimento a causa del potenziale presente gestito male. Se lo volete recuperare, si trova ancora al cinema vietato ai minori di 18 anni.


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