
Il settimo sigillo | Recensione, cast, trama
Antonius Block, nobile cavaliere svedese, che recatosi come crociato in Terrasanta vi ha passato dieci anni della sua vita, ritorna ora nel suo Paese. Sbarcato, trova ad attenderlo la Morte, che ha scelto questo momento per portarselo via. Ma Antonius, che durante gli anni vissuti in Terrasanta, tra battaglie cruente e lotte intime, ha sentito vacillare la propria fede, non vorrebbe morire prima di aver superato la crisi spirituale che lo travaglia.

Regia:Ingmar Bergman
Attori:Gunnar Björnstrand, Bengt Ekerot, Nils Poppe, Max von Sydow, Bibi Andersson, Inga Gill, Maud Hansson, Inga Landgré, Gunnel Lindblom, Bertil Anderberg, Anders Ek, Åke Fridell, Gunnar Olsson, Erik Strandmark, Ulf Johansson, Lars Lind, Gudrun Brost, Benkt-Åke Benktsson
Paese:Svezia
Durata:95 min
Distribuzione:Globe - San Paolo Audiovisivi
Sceneggiatura:Ingmar Bergman
Fotografia:Gunnar Fischer
Montaggio:Lennart Wallén
Musiche:Erik Nordgren
Produzione:Svensk Filmindustri
Recensione:
Data di uscita in Italia 🗓️: 1957
•
•
Voto: 9+/10
•
•
Genere📽: Drammatico, Fantasy
•
•
Il settimo sigillo, pellicola del 1957, segna la definitiva consacrazione di
Ingmar Bergman all’olimpo dei cineasti. Il periodo storico in cui si colloca il
film è importante per capirne, prima di tutto, la portata rivoluzionaria e la sua
valenza fortemente negativa; negativa perché nega tutto ciò che fare cinema
significava negli USA: nega la fredda catena di produzione, nega lo star system,
tutto ciò che riguardava il business e l’intrattenimento fine a sé stesso; nel
frattempo cerca di affermare i canoni di quello che poi sarebbe stato il cinema
d’autore, sviluppatosi non a caso soprattutto in territorio europeo. Il
cambiamento parte dalla sostanza, da ciò che il film racconta in prima istanza,
cioè di un cavaliere di nome Antonius Block, che sulla strada di ritorno da
Gerusalemme, viene avvicinato dalla Morte, determinata a prendersi la sua
anima. Per cercare di aggirarla, Block proporrà lei una partita a scacchi che gli
permetterà di guadagnare tempo e interrogarsi sulla vita da un punto di vista
completamente diverso, quello di un uomo inseguito dalla Morte. In realtà, ne Il
settimo sigillo, la fine sembra essere giunta per l’intera specie umana a causa di
quella peste nera che decimò la popolazione europea nel XIV secolo. Come dice
Woody Allen, uno dei più attenti appassionati di Bergman, «questa non è
precisamente l’idea che ci si fa del divertimento, eppure il tutto è trattato con
tale immaginazione, stile e senso della suspense che davanti a questo film ci si
sente come un bambino di fronte ad una favola straziante e avvincente al tempo
stesso». Molto efficacemente Allen identifica la qualità che ha reso eterno
questo film, quella di raccontare una favola che riguarda le angosciose domande
senza risposta dell’umanità intera e lo fa avvincendo, catturando lo spettatore
grazie ad alcuni topoi condivisibili dall’intera civiltà occidentale: il cavaliere
errante, il suo scudiero, le taverne, i giullari e il bosco, metafora
dell’inestricabile esistenza umana, luogo in cui ci si trova o ci si perde. Ma, ciò
che è ancora più comune dei topoi, è la partita a scacchi che Block gioca con la
morte poiché, in fondo, si tratta della stessa partita che giochiamo tutti noi anche
se amaramente consapevoli di perdere. Bergman si schiera chiaramente dalla
parte del suo cavaliere che, pur consapevole della morte, non rinuncerà a vivere
aiutando il prossimo; la simpatia del regista è sempre per gli uomini, imperfetti,
senza Dio, illusi ma che possono sperare di stare insieme per resistere, ginestre
leopardiane contro l’inesorabilità della morte. La fede, altro tema ampiamente
trattato da Bergman, non è sufficiente alla salvezza dell’uomo; già Kierkegaard
ne parlava in termini di “aiuto che non aiuta” poiché, pur dando all’uomo la
possibilità di credere in un’entità capace di garantirgli sostegno nell’affrontare la
Morte, ma non gliene dà la certezza. Se la fede è invece accompagnata dal
dubbio ecco che otteniamo la figura di Antonius Block, simbolo del credente
moderno, consapevole dei propri limiti gnoseologici ma pronto a non
arrendervisi. Dopotutto Block e tutti noi siamo a conoscenza che il progredire
del sapere umano è affidato a questa sottile ma continua battaglia tra l’uomo e i
suoi limiti, una battaglia infinita tanto quanto la morte.
Il fascino entro cui Bergman racchiude questa storia è dato da un lavoro
registico sopraffino, volto ad una resa della luce mai troppo accecante né mai
troppo affievolita. Tutto si gioca nel delicato scontro con l’ombra, negli spazi
attraverso cui il bianco filtra per conferire alle figure una solidità degna del
miglior cinema realistico.
Guardare Il settimo sigillo nel momento in cui nel mondo imperversa la
pandemia da corona virus può avvicinarci maggiormente ad un film che, seppur
di ben settantatre anni fa, non smetterà mai di parlare al genere umano.
•
•
Recensione a cura di Matteo Angelica
•
•
Grafica a cura di Giulia Federici
•
•

#ingridbergman #casablanca #s #humphreybogart #cinema #oldhollywood #film #carygrant #alfredhitchcock #hollywood #goldenageofhollywood #notorious #spellbound #movie #actress #ilsettimosigillo #casablancamovie #classichollywood #classicmovies #michaelcurtiz #autumnsonata #thebellsofstmarys #oldmovies #joanofarc #gaslightmovie #sweden #stromboli #murderontheorientexpress #awomancalledgolda #nowinthecinema