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Il giorno sbagliato | Recensione

Il vincitore del premio Oscar®, Russell Crowe, è il protagonista de Il Giorno Sbagliato, un thriller psicologico molto serrato, che esplora il fragile equilibrio di una società sempre al limite, mostrandoci qualcosa che tutti noi conosciamo bene , la rabbia al volante in mezzo al traffico e del conseguente sfogo con esiti imprevedibili e terrificanti. Rachel (Caren Pistorius) è in ritardo al lavoro quando si trova a discutere al semaforo con uno sconosciuto (Crowe) che si trova in una delicata fase della sua esistenza in cui si sente impotente e invisibile. Così Rachel diventerà, insieme a tutti quelli che ama, il bersaglio di un uomo che decide di lasciare un ultimo segno nel mondo impartendole una serie di lezioni… mortali. Ne scaturirà un pericoloso gioco al gatto e al topo che dimostrerà che non si può mai sapere quanto si è vicini a qualcuno che sta sul punto di esplodere.



Anno:2020

Regia:Derrick Borte

Attori:Russell Crowe, Jimmi Simpson, Lucy Faust, Gabriel Bateman, Caren Pistorius, Anne Leighton, Michael Papajohn

Paese:USA

Durata:93 min

Distribuzione:01 Distribution

Sceneggiatura:Carl Ellsworth

Fotografia:Brendan Galvin

Montaggio:Steve Mirkovich

Produzione:Solstice Studios


Recensione:

Data di uscita in Italia 🗓️: 24 settembre 2020

Voto: 7/10

Genere📽: thriller

Pro🔝: Il giorno sbagliato racconta di una vicenda che, potenzialmente, potrebbe

accadere a chiunque: cosa succederebbe se in auto, durante uno stressante lunedì,

suonassimo il clacson alla persona sbagliata nel giorno sbagliato? A Rachel, la

protagonista di questa vicenda succede esattamente questo. Quel gesto di stizza nei

confronti dell’altro automobilista, fermo al semaforo verde, condensa tutta l’angoscia

accumulata dai problemi del divorzio, dalla difficoltà con i pagamenti delle bollette,

dal possibile terzo ritardo del figlio, Kyle, che quel giorno le aveva raccomandato di

prendere una strada diversa. Da quel momento il destino della sfortunata Rachel si

scontrerà con violenza contro quello di Tom Cooper, uno psicopatico con problemi

familiari simili a quelli della donna.

I primi due minuti del film si preoccupano di inserire questo evento scatenante in un

contesto sociale, quello dell’America pre-COVID, in cui la velocità e la quantità di

fatti trasmessi dalla tv e dai social hanno destabilizzato la gente che si sente costretta

a stare al passo, a non arrivare mai in ritardo, ad imporsi con prepotenza sul prossimo

per far valere il proprio egocentrismo in un mondo in cui i valori della cortesia e della

gentilezza sembrano essere spariti a vantaggio dell’immediatamente utile. Tra gli

aspetti positivi di questo film c’è appunto, l’intento di rendere più verosimigliante

possibile questa inquietante vicenda conferendole un preciso background e

analizzando (per quel che serve) i problemi comuni che riguardano Rachel e Tom.

L’immedesimazione dello spettatore e il ritmo forsennato dell’azione, poi, sono i

punti cardine attorno a cui si sviluppano questi fatti. Il regista, Derrick Borte, sembra

non voler rinunciare all’intensità dell’azione, consapevole che è proprio questo

l’elemento chiave che permette a un thriller di riuscire nel suo intento (to thrill,

impressionare o catturare). L’esito è positivo: l’ora e mezza di durata scorre

velocemente e gli eventi si susseguono in una semplice catena di causa-effetto.

Da lodare anche l’interpretazione di un Russel Crowe sovrappeso che riesce

benissimo a trasmettere la rabbia malata che si nasconde dietro quelle azioni che il

suo personaggio sembra compiere durante un estremo raptus di follia.

Contro: Nonostante la pellicola in questione riesca sicuramente nel suo intento più

immediato, quello di intrattenere, per farlo spesso scende a compromessi sia con la

sceneggiatura che con la regia. Per quanto riguarda la scrittura qualche buco di

sceneggiatura molto evidente viene fuori nel bel mezzo dell’azione a fare storcere il

naso allo spettatore che esce per un attimo dalla tensione in cui gli eventi lo avevano

ingabbiato. La regia pecca invece per una mancanza cronica di originalità e di

ispirazione, eccezion fatta per un paio di inquadrature davvero riuscite. È vero, in un

thriller non è richiesto chissà quale estetismo ricercato ma si poteva sicuramente fare

di più sotto quel punto di vista.

Recensione a cura di Matteo Angelica

Grafiche a cura di Giulia Federici

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