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Ghostbusters: Legacy | L'acchiappafantasmi di padre in figlio in un nuovo avvincente film

Questa volta gli Acchiappafantasmi tornano in una nuova avventura che vede protagonista una piccola famiglia, formata da Callie (Carrie Coon) e dai suoi due figli, Phoebe (Mckenna Grace) e Trevor (Finn Wolfhard). Dopo essere rimasti senza un soldo, i tre si trasferiscono a Summerville in una fattoria isolata e macabra, ereditata dopo la morte del nonno. Nella cittadina iniziano a manifestarsi strani fenomeni: piccole scosse fanno tremare la terra, ma non sono collegabili a nessun movimento sismico.

Anno:2021

Regia:Jason Reitman

Attori:Mckenna Grace, Finn Wolfhard, Carrie Coon, Bill Murray, Paul Rudd, Dan Aykroyd, Sigourney Weaver, Bokeem Woodbine, Annie Potts, Ernie Hudson

Paese:USA

Durata:124 min

Distribuzione:Sony Pictures Italia / Warner Bros. Italia

Sceneggiatura:Gil Kenan, Jason Reitman

Fotografia:Eric Steelberg

Montaggio:Dana E. Glauberman, Nathan Orloff

Produzione:The Montecito Picture Company, Ghostcorps, Sony Pictures Entertainment

 

Recensione:

Data di uscita in Italia 🗓️: 18 novembre 2021

Voto: 8+/10

Genere📽: Fantascienza, commedia

Ghostbusters: Legacy, il film che ha aperto la diciannovesima edizione di Alice Nella Città, la sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma 2021, in uscita nelle nostre sale il 18 novembre, è un vero e proprio tuffo nel passato. Sono tantissimi i riferimenti ai vecchi film, da enormi citazioni che potranno cogliere tutti, anche i meno amanti della saga, fino a dei piccoli richiami alle precedenti pellicole che l'occhio più esperto e fan dei "Ghostbusters" ameranno alla follia.

La pellicola parte subito forte, con un grande colpo di scena che lascia un pò tutti spiazzati. Da quel momento in poi, il neo regista Jason Reitman si prende tutto il tempo per costruire i personaggi di questo nuovo capitolo, all'apparenza così lontano dai precedenti. I protagonisti, raccolgono la pesante eredità di una saga che ha segnato gli anni 80 e 90. L'eredità però è doppia, il titolo infatti in Italia viene distribuito in maniera differente da quello originale (Ghostbusters: Afterlife). È quella dei protagonisti della storia, che si trasferiscono nella vecchia casa in Oklahoma che ha lasciato loro il nonno. Ma è anche quella di Jason Reitman, il regista del film, che è il figlio di quell'Ivan Reitman che diresse i primi due Ghostbusters.

Phoebe (Mckenna Grace) e Trevor (Finn Wolfhard), sono il filo rosso che ci accompagna in questo passaggio di testimone. L'atmosfera sempre più pesante che si respira nella pellicola, prepara lo spettatore al crescente finale in stile anni 80. A scandire questo percorso c'è Paul Rudd, esilarante come in ogni pellicola, che alleggerisce il carico di tensione prendendo metaforicamente il testimone di Bill Murray. Scostando l'attenzione dalle ottime prove attoriali e le continue citazioni presenti, ci si potrebbe rendere conto che il contesto narrativo è piuttosto lineare, una cittadina rurale dell'Oklahoma che ricorda molto la Hawkins nell'Indiana di Stranger Things. E al centro della storia c'è una famiglia con una madre single, come la Joyce Byers di Winona Ryder.

Quindi qualcosa di già visto, niente di eccezionale. Nonostante questo però la pellicola risulta davvero gradevole ed emozionante. E' nei collegamenti tra il vecchio e il nuovo che il film struttura il suo fascino, tra le videocassette di Cujo e i podcast di "Podcast", un mondo presente non ancora pronto a modernizzarsi, ancorato ai fantasmi del passato. Un processo di preparazione che raggiunge il suo apice nel combattimento finale, il punto di svolta per tutti i protagonisti della pellicola (e di quelle precedenti). Rimane da giudicare questo ricorrente, e forse eccessivo, uso di citazioni. Un porto sicuro in cui rifugiarsi per accaparrarsi quella fetta di pubblico fan sfegatata della saga. Credo che non sia necessariamente Fanservice, magari è davvero solo amore per le pellicole precedenti che meritavano di essere citate. Mossa strategica o meno, sono certo che un taglio più veloce al "cordone ombelicale" avrebbe permesso a questa ottima pellicola di intraprendere una strada "sua" ancor più vincente.

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