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Barbari | Recensione e trama

Barbari racconta la storia di tre giovani, le cui storie di intrecceranno nel contesto dell'importante guerra di Teutoburgo. I temi esplorati sono la forza di volontà, il legame alle tradizioni e il senso di appartenenza delle popolazioni barbariche, così eterogenee ma unite contro il nemico comune: i Romani.



Recensione:

Data di uscita in Italia 🗓️: 23 ottobre 2020

Voto: 6/10

Genere📽: avventura, storico

Pro🔝: Barbari è una serie originale Netflix uscita nella piattaforma lo scorso ottobre. La storia ci porta indietro al 9 d. C. , anno della disfatta romana nella battaglia della foresta di Teutoburgo. Primo elemento di interesse è il punto di vista attraverso cui ci viene presentata la storia, non quello dei romani conquistatori bensì quella dei barbari (da rilevare che la produzione è tedesca). Per noi italiani si tratta di ritrattare l’imperialismo romano per indagare, piuttosto che la sua opera civilizzatrice, la distruzione e la crudeltà che guidava il processo di conquista e di governo delle province. Il protagonista, il prefetto Arminio, non è né romano né barbaro: figlio del reik di un piccolo villaggio germano, è stato portato a Roma per suggellare la fedeltà della provincia nei confronti dell’impero. La duplice natura del personaggio è la chiave perfetta per guidare l’interpretazione storica dagli eventi rimanendo in una zona di confine, al sicuro da schemi rigidi e faziosi. Certo, non è difficile identificare in Roma il nemico della libertà di autodeterminazione e autogoverno dei germani ma all’interno di questi non mancano personaggi controversi e la selvaggia battaglia finale mostra quanto la guerra diventi un elemento capace di far regredire il genere umano tutto, senza distinzioni. 

Da elogiare anche l’uso della lingua che si alterna tra il latino e il germanico antico. Questo espediente, non sempre usato nei drammi storici, ci dà conto della qualità del lavoro condotto dai produttori sul piano della comunicazione. Potrebbe sembrare secondario se guardiamo a questo fenomeno con le categorie del ventunesimo secolo ma in realtà i barbari erano chiamati così perché balbettanti, incapaci di farsi capire nella lingua dominante, quella latina. 

Senza dubbio gran parte del fascino della serie è da attribuire alla sapiente ricostruzione del contesto storico ottenuta tramite un’attenta cura dei costumi e della scenografia, fortemente connotata dal buio e della nebbia in cui i germani si muovono a loro agio, meno i romani. Accurata da un punto di vista storico anche la resa della causa principale di molte delle conquiste romane nel mondo: la scissione delle tribù che non difficilmente riuscivano a identificare in Roma il nemico comune da fronteggiare.

Contro: Le ombre che si stagliano su Barbari esistono e non sono trascurabili. Primo difetto, forse il più palese l’interpretazione mal riuscita del protagonista che incede fin troppo nell’espressione confusa di chi non sa se parteggiare per i barbari o per i romani. Il rammarico è ancora più forte se si considera che il personaggio di Arminio è l’unico ad avere un arco narrativo degno di questo nome. Infatti, i coprotagonisti Folkwin e Thusnelda sono eccessivamente piatti; è quasi impossibile provare empatia per le vicende che li riguardano perché troppo cristallizzati in due stereotipi quali il guerriero abile ma stupido e la ribelle che combatte nel più scontato dei modi il sistema patriarcale. Un altro elemento negativo è il poco coinvolgimento nelle scene in cui si è deciso di spingere l’acceleratore sul romanzesco; fatta eccezione per la spettacolare battaglia finale, né gli intrighi né il triangolo amoroso tra i protagonisti né le scene d’azione riescono ad intrattenere come dovrebbero. La causa potrebbe trovarsi, di nuovo, nel poco carisma dei personaggi o nelle scelte registiche, troppo minimali e mai sorprendenti.

Recensione a cura di Matteo Angelica

Grafiche a cura di Giulia Federici


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