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AVATAR: LA VIA DELL'ACQUA | RECENSIONE DEL KOLOSSAL CHE RICORDA L'IMPORTANZA DELLA SALA

Jake vive felicemente la sua vita insieme a Neytiri ma Pandora nasconde ancora numerosi misteri. In veste di patriarca si ritroverà a dover combattere una dura guerra contro gli umani.



Anno: 2022

Regista: James Cameron

Sceneggiatura: James Cameron, Rick Jaffa, Amanda Silver

Produttore: James Cameron, Jon Landau

Attori: Sam Worthington, Zoe Saldana, Stephen Lang, Sigourney Weaver, Kate Winslet

Paese: U.S.A.

Distribuzione: 20th Century Studios

Produzione: 20th Century Studios, Lightstorm Entertainment

Durata: 192 minuti


RECENSIONE:

Data di uscita in Italia: 14 dicembre 2022

Voto: 8+

Genere: azione, fantascienza, avventura


A distanza di 13 anni dal primo capitolo, James Cameron torna e ci riporta tutti sulla sua Pandora per ricordare a tutto il mondo che il cinema è sinonimo di sala cinematografica e solo qui si può vivere, sì "vivere" perché "Avatar: la via dell'acqua" è un'esperienza totale, al massimo ciò che la pellicola ha da esprimere, sia da un punto di vista tecnico che narrativo.

Prima di qualsiasi analisi approfondita, è necessario iniziare la recensione con un inno alla sala cinematografica e alla sua potenza espressiva, centinaia di volte superiore al proprio schermo di casa, in un periodo così duro dal punto di vista degli incassi come questo. Cameron, in ogni singola inquadratura, ricorda alle persone la potenza delle immagini sul grande schermo attraverso una qualità estetica stupefacente e il lavoro compiuto dal 3D rende l'esperienza completamente immersiva come mai prima d'ora. Esattamente come Méliès nel 1902 con "Viaggio nella luna" usava le tecniche del cinema per portare la popolazione dei primi del '900 sulla luna, qui Cameron usa le tecnologie del XXI° secolo per portaci su Pandora ma il risultato è il medesimo. Cameron è proprio come Méliès, un pioniere del cinema che utilizza la magnificenza delle immagini per veicolare una storia e non esiste altro modo che la sala cinematografica. Già questo rende "Avatar: la via dell'acqua" una pellicola spartiacque nella storia del cinema, esattamente come fu il primo capitolo nell'ormai lontano 2009 soprattutto perché, e questo dovrebbero comprenderlo i detrattori, il cinema è un'arte veicolata per immagini e siccome queste due pellicole fanno delle immagini il loro punto di forza, è inevitabile considerarle come punti fissi nella storia della settimana arte.



Passando alla narrazione, qui si possono aprire diversi dibattiti interessanti. Il primo "Avatar", nel corso degli anni, è stato spesso ridimensionato da diversi diffamatori con frasi come "remake blu di Pocahontas" oppure "è solo effetti speciali" (come se fosse poco) senza rendersi conto che le grandi storie trattano tematiche universali in grado di essere sempre attuali. Ecco che il secondo capitolo si inserisce proprio in questo solco mettendo al centro di tutto il concetto di famiglia in tutte le sue sfaccettature. La famiglia di Jake è un simbolo delle famiglie moderne, composte da figli di sangue, adottati e addirittura interspecie (umani e Na'vi). Il modo in cui Cameron veicola questo messaggio rende tutti gli spettatori inclusi nel suo mondo, senza alcune distinzioni. Ma il concetto di famiglia è esteso, e potenzialmente sinonimo, di quello di comunità. La comunità in cui viviamo è una grande famiglia con all'interno piccole famiglie. Perciò, come nel primo film, ci troviamo ad affrontare grandi tematiche universali che non stancano mai e rendono il lungometraggio un evergreen. Infatti, soprattutto nel finale, è quasi impossibile non emozionarsi e sentirsi vicini con tutti gli spettatori con cui si sta condividendo la visione in sala, come una vera grande famiglia. Sotto questo punto di vista, però, bisogna sottolineare non tanto l'universalità del racconto ma l'evidente vicinanza con il primo capitolo. Infatti, cambiano quasi tutti i personaggi tranne che per i protagonisti (i vecchi comprimari sono poco più che un cameo) ma le dinamiche che affrontano e la suddivisione degli eventi è molto simile al film del 2009 perdendo così un po' di stupore. Un esempio appropriato potrebbe essere, nell'idea, "Star wars - Episodio VII" con "Star Wars - Episodio IV" anche se, specifichiamo, qui è decisamente tutto più riuscito e in grado di emozionare. Si percepisce quasi una sorta di ri-inizio, una sorta di capitolo 1.5 che dà il via ai sequel che vedremo.


Per quanto riguarda i personaggi, Cameron è stato eccezionale nell'unire tutte le storyline non tanto dalle dinamiche/situazioni ma dai legami familiari/sentimentali perché è questo che ci lega in quanto esseri viventi. Infatti, come nel primo capitolo, anche in questo i personaggi sono, a volte, delle maschere in funzione della narrazione ma tutti sono umanizzati e spinti da sentimenti, valorizzando così il tema centrale della famiglia.

Prima di arrivare alla conclusione di questo grande tassello della storia del cinema, bisogna un attimo soffermarsi sull'unico aspetto che probabilmente non riesce a rivaleggiare con il primo lungometraggio, ovvero l'esplorazione e il worldbuilding. Nonostante, da un punto di vista visivo, il mondo sottomarino sia stupefacente e, grazie al 3D, davvero immersivo, la magniloquenza e il sense of wonder della foresta, gli animali, la vegetazione...di "Avatar" rimangono ancora irraggiungibili. Come si suol dire, "la prima volta è sempre la migliore". Naturalmente, con ciò, non si vuole demonizzare il lavoro compiuto da Cameron in questo film.



In conclusione, "Avatar: la via dell'acqua", come il predecessore, è arrivato per lasciare un segno sia nel pubblico che nell'industria attraverso l'unicità della potenza visiva del cinema e per ricordare nell'era dello streaming e della gente che preferisce restare a casa che il cinema ha una sola ed unica casa: la sala cinematografica.

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