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Anche Io | La voce del cinema

L’inizio dell’anno ha coinciso con l’entrata in scena di nuove storie sul grande schermo e tra loro ha figurato il lungometraggio Anche Io. Presentato in anteprima nella sezione Fuori Concorso al quarantesimo Torino Film Festival e arrivato nelle sale cinematografiche il 19 gennaio scorso, il film diretto da Maria Schrader, racconta gli scandali e gli abusi dietro all’industria cinematografica hollywoodiana. Ecco la nostra recensione.



Anno: 2022

Regista: Maria Schrader

Attori: Carey Mulligan, Zoe Kazan, Patricia Clarkson, Andre Braugher, Jennifer Ehle, Samantha Morton, Ashley Judd, Zach Grenier

Paese: USA

Durata: 129 min

Distribuzione: Universal Pictures

Sceneggiatura: Rebecca Lenkiewicz

Fotografia: Natasha Braier

Montaggio: Hansjorg Weibrich

Produzione: Annapurna Pictures, Plan B Entertainment

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RECENSIONE

Data d’uscita in Italia: 19 gennaio 2023

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Voto: 8

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Genere: drammatico



Raccontare una cosa così difficile e così delicata come quella che solo una denuncia di molestie sessuali può essere, non è affatto semplice e per saperlo fare occorre utilizzare bene le carte in tavola. È proprio questo che fa il lungometraggio Anche Io, basato sull’inchiesta giornalistica del New York Times condotta dalle giornaliste Jodi Kantor, Rebecca Corbett e Megan Twohey, che nel 2017 è stata in grado di far cadere da Hollywood la più grande maschera dell’indifferenza mai esistita nel mondo della settima arte. Anche Io prende vita proprio da lì; siamo nel 2017 quando l’attrice Rose McGowan dichiara di aver subito una molestia sessuale dal produttore Harvey Weinstein, che all’epoca dei fatti teneva tutta Hollywood nella sua morsa. Da quel momento prendono vita le prime indagini che smascherano altre piste, portando finalmente la verità alla luce.



Coinciso e dritto al punto, Anche Io è un film che mescola abilmente la componente giornalistica e quella cinematografica in una danza potente ma al contempo scandalosa, mettendo in luce pregi e difetti di due delle maggiori armi di comunicazione mai create. Se da un lato viene mostrata la forza di volontà e di intraprendenza di un gruppo di giornaliste pronte a mostrare al mondo il dietro le quinte della macchina hollywoodiana, dall’altro lato viene mostrata la totale indifferenza di un’industria che si è appropriata di questi sistemi corrotti per potersi reggere in piedi. Un’impresa assolutamente non facile per la regista Maria Schrader, che però riesce nel compito e realizza un lungometraggio veritiero e femminista su uno degli scandali più grandi degli ultimi anni.


Il lungometraggio con il procedere del discorso narrativo è in grado di creare una vera e propria inchiesta, mostrando a 360 gradi quelli che sono stati i processi alla base della creazione del movimento del Me Too. Interviste, incontri con coloro che sono state le vittime di questi soprusi negli anni, documenti esclusivi e insabbiati, ma anche le difficoltà annesse a questo processo, sono incarnate nelle interpretazioni di Carey Mulligan e Zoe Kazan, che portano in scena un ritratto veritiero e senza fronzoli del coraggio di due donne che hanno saputo ergersi contro ad un sistema più grande di loro. È una storia femminista? Senza alcun dubbio, ma la cosa che sorprende è il fatto che questo femminismo non è ingigantito, bensì composto e più che efficace.


Harvey Weinstein non viene mai mostrato; minaccia invisibile ma mai latente, il produttore vive in funzione dei racconti delle sue vittime e rimane impantanato in quello che da anni gli aveva permesso di andare avanti: l’inganno. Ma si sa, nulla dura per sempre, e l’unione e il coraggio misto alla forza di volontà delle sue vittime è proprio l’arma più efficace contro a questo inganno, ormai traballante. Nessuna mossa voyeristica trova spazio nella narrazione, così come la spettacolarizzazione, elemento che spesso porta a far cadere nel banale narrazioni simili. Anche Io è quindi, nel suo complesso, una storia di frustrazione e di indifferenza, ma anche di rinascita, portavoce di un nuovo modello di cinema e passo avanti proprio per il movimento Me Too, che dopo vani tentativi riesce ad essere rappresentato correttamente.

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