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AMSTERDAM | Un lungometraggio che non si regge in piedi

1933. Un gruppo di tre amici, il medico Burt (Christian Bale), l’avvocato Harold (John David Washington) e l’infermiera Valerie (Margot Robbie), si ritrovano immischiati in un caso di omicidio della quale risultano i principali sospettati. Cercando di raccogliere prove che determinino la loro innocenza i tre scoprono di trovarsi nel bel mezzo di uno degli affari politici più loschi della storia. Presentato alla Festa del Cinema di Roma il 21 ottobre, Amsterdam è in arrivo nelle sale italiane il prossimo 27 ottobre. Ecco la nostra recensione.


Anno: 2022

Regista: David O. Russell

Attori: Margot Robbie, Christian Bale, John David Washington, Robert De Niro, Rami Malek, Anya Taylor-Joy, Michael Shannon, Chris Rock, Zoe Saldana, Mike Myers, Taylor Swift, Alessandro Nivola

Paese: USA

Durata: 134 min

Distribuzione: Walt Disney Company Italia

Sceneggiatura: David O. Russell

Fotografia: Emmanuel Lubezki

Montaggio: Jay Lash Cassidy

Produzione: 20th Century Studios, Canterbury Classic, Forest Hill Entertainment, New Regency Productions


RECENSIONE

Data d’uscita in Italia: 27 ottobre

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Voto: 6

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Genere: giallo, drammatico, commedia


A distanza di ben sette anni dal suo ultimo lavoro come regista (Joy, 2015), David O. Russell torna al cinema con Amsterdam, uno dei titoli più attesi dell’ultimo anno. Confezionato come un giallo dai toni drammatici e comedy, Amsterdam è un prodotto che non manifesta pienamente il suo essere, cadendo in sotterfugi narrativi che appaiono banali e parecchio confusionari. Lo sviluppo è l’anello debole di una catena che di per sé arreca già diverse ammaccature, le quali non fanno altro che essere alimentate con lo scorrere del minutaggio. Questo perché Amsterdam porta con sé buonissime premesse che da credibili e promettenti, cadono nella banalità di una scrittura che non fa altro che accantonarle in favore di una narrazione confusa ed imprecisa.



In Amsterdam la trama è pressoché inesistente. Essa, infatti, va a mescolarsi immediatamente con una serie di sottotrame che finiscono per allontanare il film dal suo obiettivo principale: narrare una storia di senso compiuto. Nei primi minuti si ha l’impressione di seguire un film prettamente di genere giallo, volto quindi alla risoluzione di un problema; successivamente questa – la trama principale- si perde e al suo posto vengono introdotte tematiche che portano lo spettatore a compiere quasi un viaggio mnemonico per potersi ricordare lo scopo delle azioni dei protagonisti. Una narrazione circolare che continua a girare su sé stessa, senza scopo e con le sue carte giocate male.



Amsterdam è la testimonianza, chiara e tonda, che non sempre un buon cast fa un buon film. Il gruppo di protagonisti è un cast stellare sprecato all’interno di un lungometraggio senza identità. Nonostante le prove attoriali siano convincenti, il problema principale di questo cast è la loro chimica e i loro rapporti. Nella maggioranza dei casi i protagonisti vanno a creare rapporti anonimi, con archi narrativi scarsamente gestiti e poco convincenti. La chimica tra i tre protagonisti principali -Robbie, Bale e Washington- è buona nella loro unità, ma se questi vengono presi a coppie ne sono totalmente privi, due su tutti Valerie e Harold. La psicologia dei personaggi passa poi in secondo piano in favore di una comicità a volte sopra le righe che stona con l’intento prefissato – ma mai raggiunto- da questo prodotto cinematografico.



Nota positiva cade nell’atmosfera. Gli anni ’30 sono ricreati perfettamente all’interno della storia, grazie a musiche, abiti, acconciature e scenografie. La fotografia contribuisce alla resa finale di quelle sequenze pensate come più adrenaliniche e coinvolgenti, che risiedono però solo nella parte finale di questo sfortunato lungometraggio. Nel suo complesso Amsterdam è quindi un film privo di una propria identità, che tenta di giocare la carta di un ottimo cast di stelle per poter colmare i vuoti provenienti da una sceneggiatura frettolosa e che non gli da affatto giustizia.






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