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A Classic Horror Story | Ai confini del cinema italiano

Cinque persone si ritrovano su un camper per raggiungere una destinazione comune, dopo un bizzarro incidente però, si troveranno costretti a cambiare i loro piani e a lottare per la sopravvivenza.

Anno: 2021

Regia: Roberto De Feo, Paolo Strippoli.

Attori: Matilda Anna Ingrid Lutz, Francesco Russo, Peppino Mazzotta, Will Merrick, Yuliia Sobol, Alida Baldari Calabria.

Paese: Italia.

Durata: 95 min.

Distribuzione: Netflix.

Sceneggiatura: Roberto De Feo e Paolo Strippoli, Milo Tissone, David Bellini e Lucio Besana.

Fotografia: Emanuele Pasquet.

Produzione: Colorado Film, Rainbow e Netflix.

 

Recensione:

Data di uscita in Italia: 14 luglio 2021

Voto: 6,5

Genere: Horror


Era il 2019 quando Roberto De Feo presentò il suo primo lungometraggio The Nest (Il Nido), da quel momento in poi importanti riconoscimenti, tra cui una candidatura ai Nastri D’Argento 2019, e numerosi titoli che rivendicavano il trionfale ritorno – ed eccezionale qualità – del genere horror specificatamente italiano, dopo gli anni d’oro di Avati e di Argento.

Forse per auto ironia, forse per cinica critica, il tema del ritorno del bel cinema italiano viene ripreso spesso in quest’ultima pellicola, che vede anche Paolo Strippoli alla regia, insieme a De Feo.

Ma andando per ordine, A Classic Horror Story, tiene fede al suo nome e si presenta con una storia, inizialmente molto lineare e già vista: cinque sconosciuti si ritrovano inspiegabilmente in un bosco in cui maligne figure sembrano compiere brutali rituali in cui i personaggi verrano coinvolti.

L’atto uno della pellicola quindi, è a tutti gli effetti una classica storia dell’orrore, con tanto di scene al cardiopalma, ben costruite per quanto clichè, ma che si perde a tratti in eccessive citazioni, rindonanti e talvolta dispersive.

Distaccandosi pian piano dalla narrativa principale, ma restando forzatamente su quel piano di citazionismo sopraccitato, il secondo atto si articola di un’interessante dinamica. Senza fornire eccessivi spoiler, la narrazione orrorifica si intreccia con una dimensione di meta-narrazione, riprendendo quella forse ironia, forse critica di De Feo sul cinema nostrano.

Torture, morti, i mostri svelano il loro vero volto. Ma il film non si esaurisce qui, in un terzo e finale atto, un altro intreccio, forse il più spaventoso: l’orrore cinematografico, e se vogliamo folkloristico, che si intreccia con l’orrore reale, quello che leggiamo sul giornale, che vediamo alla televisione.

Ciò che tiene insieme questi diversi intrecci, al di là della trama narrativa, sono le performance di un cast ben assemblato, capitanato da un’ipnotica Matilda Lutz, già vista nella serie tv “I Medici” e nel film “Revenge” (2017). Ottima anche la regia, che segue i ritmi calzanti e i colpi di scena, soffermandosi prima sui protagonisti, poi sul contorno narrativo.

In conclusione, è difficile seguire parallelamente un confronto con The Nest, con la sua sceneggiatura studiata, i dialoghi significativi, le scene metaforiche e i simbolismi nascosti; A Classic Horror Story ha però altri obiettivi, pur presentando qualche incertezza nella sceneggiatura, la morale della pellicola non è quella di presentare una solida struttura narrativa, ma piuttosto quella di beffeggiare lo spettatore e perchè no, anche la critica, e configurarsi nel catalogo cinematografico come una novità ma anche come una continua citazione, tra realtà e narrazione, tra ironia e paura.

Recensione a cura di Linda Giulio

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